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Silvia prigioniera del fuoco a

Un incendio divampato negli ultimi giorni nel Queensland, in Australia, dove vive Silvia CiocchettaLa ricercatrice veterinaria ronchesana Silvia Ciocchetta
Un incendio divampato negli ultimi giorni nel Queensland, in Australia, dove vive Silvia CiocchettaLa ricercatrice veterinaria ronchesana Silvia Ciocchetta
Un incendio divampato negli ultimi giorni nel Queensland, in Australia, dove vive Silvia CiocchettaLa ricercatrice veterinaria ronchesana Silvia Ciocchetta
Un incendio divampato negli ultimi giorni nel Queensland, in Australia, dove vive Silvia CiocchettaLa ricercatrice veterinaria ronchesana Silvia Ciocchetta

Intrappolati dalle fiamme nell’area sud orientale dell’Australia. Come centinaia di migliaia di australiani, anche gli italiani, tra cui molti veronesi, che vivono nella nazione dei canguri, da sei giorni sono prigionieri nelle loro abitazioni e negli uffici, con porte e finestre chiuse e aria condizionata accesa. Da venerdì scorso, infatti, sono divampati decine di incendi che si sono sviluppati soprattutto nello Stato del Nuovo Galles del Sud e nel Queensland. Gli incendi finora hanno causato la morte di tre persone e la distruzione di 150 case e di quasi un milione di ettari di terreno, con gravi danni per i boschi delle zone incendiate. Le autorità hanno diramato la massima allerta per «pericolo catastrofico» e hanno invitato le persone a rimanere a casa e a chiudere porte e finestre. Tra questi «reclusi» c’è anche una ronchesana, Silvia Ciocchetta, ricercatrice veterinaria alla University of Queensland, da qualche anno residente a Brisbane. Lunedì Silvia ha lavorato da casa. Gli incendi erano giunti ad un centinaio di chilometri dalla città ma il fumo, trasportato dal forte vento, era arrivato a coprire il cielo di Brisbane. «Nonostante fosse una giornata soleggiata, il cielo appariva coperto, completamente oscurato dalle esalazioni dei roghi», racconta. «La qualità dell’aria era pessima per l’elevata presenza di particolato nell’atmosfera, perciò l’Istituto per la ricerca medica dello Stato ha raccomandato di chiudere porte e finestre e di non svolgere alcuna attività fisica all’aperto. «Nel nostro campus universitario è vietata qualsiasi attività che possa generare calore e scintille, fino a data da destinarsi». È una situazione davvero drammatica quella che si sta verificando in questi giorni, resa più complessa da gestire a causa del gran caldo (in alcune zone già si superano i 40 gradi, nonostante l’estate sia appena iniziata), l’aridità dei terreni dovuta alle scarse precipitazioni invernali e il forte vento. «Personalmente, oltre a un po’ di fastidio agli occhi e alla gola, non ho avuto altri disagi fisici, però alcuni amici che hanno problemi di asma devono stare molto attenti», rivela la trentaseienne. Anche sulla costa la situazione non è migliore. «I vigili del fuoco purtroppo ammettono di non riuscire a coprire aree così vaste», continua Ciocchetta. «Stanno facendo tutto il possibile ma è molto difficile fermare il fronte del fuoco. Perfino la zona di Noosa, famosa per le spiagge, è minacciata dagli incendi». Laureata all’Università di Padova, Ciocchetta è sbarcata per la prima volta nella patria dei surfisti nel 2012, grazie all’invito di un dirigente del Queensland Institute of Medical Research che aveva assistito alla presentazione di un suo studio sui parassiti ad una conferenza internazionale. Nel 2014 è tornata in Australia per un dottorato nel medesimo istituto e alla Queensland University of Technology di Brisbane. Oggi lavora alla School of Veterinary Science, facendo ricerca su alcune parassitosi e malattie infettive che possono colpire sia gli animali che l’uomo. «Nel tempo libero esploro le bellissime spiagge e i parchi naturali australiani», racconta, «esco in barca a vela, faccio campeggio e viaggio spesso con la mia Holden Jackaroo 4x4 che all’occorrenza può pure trasformarsi in un posto dove passare la notte». Purtroppo, il problema degli incendi, la costringe a cambiare i suoi programmi. «Dovrò rimanere in città, che è considerato un luogo sicuro», ammette. Quando è iniziata l’emergenza ha subito rassicurato i suoi cari sulle sue condizioni di salute e sulla sicurezza del luogo in cui vive. «Quando i miei genitori hanno sentito al telegiornale la notizia dei roghimi hanno contattata: erano in apprensione, ma ho cercato di rassicurarli», ricorda. Peraltro, il problema non è soltanto di questi ultimi giorni. «Già due mesi fa avevamo dovuto affrontare un’emergenza», riferisce Ciocchetta. «Ricordo che dovevo recarmi a Gatton, a 90 chilometri da Brisbane. Alle 7.30 l’aria era già intrisa di un inteso odore di fumo», rammenta la 36enne. «Un paio di settimane fa poi ho visto il fumo in autostrada: l’incendio era a poca distanza dal tragitto che faccio per andare al lavoro: sono rimasta impressionata». «Purtroppo il Queensland ha avuto gravi problemi di siccità», osserva Ciocchetta. Tutta la popolazione ora alza gli occhi al cielo, sperando nella pioggia. •

Paola Bosaro

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