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COLOGNA. Il Comune vince con San Bonifacio il primo round contro il bando indetto da Lonigo per vendere le sue quote

Quote Unicoge, il Tar stoppa la cessione

Luca Restello
Luca Restello
Luca Restello
Luca Restello

Cologna e San Bonifacio vincono il primo round al Tar. Doccia fredda per il Comune vicentino di Lonigo: ritirato il bando sulla vendita delle quote Unicoge. Nuovo colpo di scena giudiziario in una vicenda complessa, che vede contrapporsi due amministrazioni comunali veronesi, Cologna e San Bonifacio, decise ad esercitare il diritto di prelazione sulle quote in dismissione, e un Comune del Basso vicentino, Lonigo, intenzionato a mettere sul mercato la propria partecipazione del 18,86 per cento alla srl che vende gas ed energia elettrica. Con sentenza dello scorso 17 giugno, il Tar del Veneto ha dunque accolto il ricorso presentato dai sindaci Manuel Scalzotto e Giampaolo Provoli, annullando tutti i documenti relativi all'asta, ovvero la delibera della Giunta leonicena di gennaio, la determinazione del responsabile del Settore economico finanziario e il bando stesso, pubblicato a febbraio. Le tre buste con le offerte di acquisto delle quote ricevute dal Comune di Lonigo, a partire da una base d'asta di 3,2 milioni di euro, non sono mai state aperte né lo saranno nei prossimi mesi, a meno che il Consiglio di Stato non si pronunci in maniera diversa rispetto al Tar. Perché il sindaco di Lonigo Luca Restello, nonostante la batosta che lo lascia «sbalordito e incredulo», sono parole sue, non ha nessuna intenzione di fermarsi. Anzi, rilancia, e intende ricorrere al Consiglio di Stato per tentare di ribaltare la decisione dei giudici veneti. Intanto Scalzotto canta vittoria e parla di «sentenza che farà giurisprudenza, perché mai, fino ad ora, un giudice si era espresso sulla condotta corretta da tenere all'interno di una società partecipata, qualora un Comune intenda dismettere le proprie quote». Il primo cittadino e presidente della Provincia non nasconde la sua grande soddisfazione: «Apprezzo che il giudice abbia voluto tenere in considerazione non solo ciò che dice la legge, bensì pure i principi che sottendono i rapporti fra enti. Lonigo ha disatteso uno dei principi fondamentali che devono orientare l'azione amministrativa, ovvero la leale e corretta collaborazione fra enti pubblici». E incalza: «Nessuno ha mai messo in dubbio la facoltà di Lonigo di vendere parte del proprio patrimonio, però noi soci pubblici abbiamo il diritto di esercitare la prelazione». Soddisfatto pure il sindaco di San Bonifacio Giampaolo Provoli: «Credo che il giudice abbia accolto la tesi che sostengo ormai da qualche anno, prendendomi continui attacchi dal collega di Lonigo. Tra soci pubblici vale l'articolo 7 dello Statuto che stabilisce il diritto di prelazione. Abbiamo iniziato ad apprezzare le potenzialità delle aziende pubbliche che forniscono servizi essenziali come acqua, fognature ed energia». Da parte sua, Restello ribatte: «Rimango ancora della stessa opinione perché se davvero i Comuni potessero gestire società che commerciano energia potrebbero anche vendere auto elettriche e monopattini». E annuncia: «Vigilerò su quanto è stato fatto in questi anni e su quanto si seguita a fare perché il problema è che Unicoge continua a perdere valore e Scalzotto dovrebbe piuttosto preoccuparsi dell'avviso di garanzia ricevuto quand'era al vertice della società, in particolare dei problemi riguardanti i contratti di energia rinnovabile poco corretti». •

Paola Bosaro

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