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Produzione innovativa di legna Il progetto diventa tesi di laurea

Silvia LocatelliUna piantagione «biowood» realizzata dal Consorzio di bonifica
Silvia LocatelliUna piantagione «biowood» realizzata dal Consorzio di bonifica
Silvia LocatelliUna piantagione «biowood» realizzata dal Consorzio di bonifica
Silvia LocatelliUna piantagione «biowood» realizzata dal Consorzio di bonifica

Il progetto innovativo di coltivazione di piante da legna realizzato dal Consorzio di bonifica Veronese a Gazzo, lungo il fiume Tartaro, a Villa Bartolomea e Legnago, vicino alla Fossa Maestra, si è rivelato un successo. A testimoniarlo è una tesi di laurea discussa nei giorni scorsi, nell'ambito del corso triennale di Riassetto del territorio e Tutela del paesaggio dell'Università di Padova, da una 23enne di Vigasio, Silvia Locatelli, che ha ottenuto come voto finale 98 su 110. La neo dottoressa, che peraltro si è così appassionata ad analizzare l’iniziativa realizzata nel cuore delle Valli Grandi Veronesi da continuare a studiare per arrivare alla laurea quinquennale in Sistemi agro-forestali. «La tesi ha costituito il momento conclusivo di un lavoro che ho portato avanti nell'ambito di un tirocinio pre-laurea svolto lo scorso anno», racconta Silvia. La quale, una volta arrivata al Consorzio, e visto il tipo di corso universitario che aveva deciso di frequentare, è stata messa subito alla prova. Ovvero, è stata mandata a studiare lo stato di quelle che tecnicamente sono chiamate piantagioni policicliche permanenti e che, nei fatti, sono aree in cui sono state fatte crescere piante di specie diverse, con caratteristiche e durata della vita differenti. Un'operazione che era stata preceduta da un primo esperimento effettuato dal Consorzio qualche anno fa e che poi si è concretizzata nell'ambito di un programma finanziato dall'Unione europea, che è stato avviato nel 2014 e di cui è in corso la fase di rendicontazione. «Si è trattato di un'iniziativa che il Consorzio ha voluto attuare perché ha un valore significativo, essendo da una parte un'attività utile per l'ambiente e, dall'altra, una possibile fonte di guadagno per gli agricoltori. Un progetto che ha portato anche alla realizzazione di un manuale di coltivazione». Nella sua tesi, Silvia Locatelli spiega che quello creato nella Bassa «è un modello innovativo che, oltre alla produzione di legno, favorisce l'aumento della biodiversità, riduce la presenza di inquinanti nei corsi d'acqua, aumenta la fissazione dell'anidride carbonica (ovvero, ne riduce la presenza, ndr) e consente di mettere in atto azioni di sensibilizzazione e divulgazione». La cosa interessante, però, è che, secondo quanto si legge nella tesi, quel modello funziona. «Nello studio sono state prese in esame tutte le piante messe a dimora, con l'obiettivo di valutare il grado di attecchimento delle diverse specie, ed il risultato è che le fallanze globali, ovvero il numero di piante che muoiono, è inferiore al cinque per cento, con una buona riuscita delle piantagioni, sia dal punto di vista dell'attecchimento che della funzionalità ecologica». D'altronde, come emerge dallo studio, proprio quanto è stato realizzato dal Consorzio Veronese potrebbe essere il punto d'avvio nel rilancio di un'attività, quella riservata agli alberi da legno, che in Italia dalla fine degli anni Novanta ha mostrato numerosi problemi di carattere finanziario, tecnico ed ambientale». •

Luca Fiorin

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