Lo credono morto di Coronavirus o di infarto. Chiamano il 118 e i pompieri, sfondano la porta e si preparano al peggio e quando finalmente lui si sveglia e chiede il motivo di tanto trambusto.
Erano le 19 quando il nipote si è presentato davanti al portone dell'uomo, in quarantena per la positività di un vicino. Ha suonato il campanello ma nessuno è venuto ad aprire. Ha provato a telefonare e anche in questo caso non ha avuto risposta. Ha chiamato, battuto con i pugni sulle finestre e sulla porta.
L'uomo ha composto il 118, spiegando la situazione. Quando l'ambulanza è arrivata sul posto, è partita pure la chiamata al comando dei vigili del fuoco, per provare ad entrare in casa. Una volta aperta la porta, il nipote è entrato ed è salito al primo piano, dove c'era la camera da letto dello zio. L'ha visto sdraiato a letto, immobile e ha pensato che non respirasse più. Nessuno osava toccarlo per timore che fosse infetto. Sono usciti tutti fuori, in attesa dell'arrivo degli operatori dotati di tute idonee, guanti e mascherine. Intanto erano trascorse più di due ore dalla prima scampanellata del nipote e un camion dei pompieri era pure arrivato nel cortile dell'abitazione a sirene spiegate.
Quando ormai sembrava dovessero arrivare solo le pompe funebri per il recupero della salma, il pensionato si è svegliato ed è sceso dalle scale, domandandosi perché ci fosse un tale dispiegamento di forze nel cortile di casa sua. •
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