<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

La città piange Bellini suo «difensore civico»

Gianni Bellini
Gianni Bellini
Gianni Bellini
Gianni Bellini

La città del mandorlato dice addio oggi, alle 15, nel Duomo di Santa Maria Nascente, ad uno dei suoi punti di riferimento e ad un appassionato viscerale della storia del Colognese: il geometra Gianni Bellini. L'ex capo dell'ufficio tecnico comunale (dal 1954 al 1980) è morto dopo una lunga malattia domenica a 87 anni: lascia la moglie Giliana e i figli Damiano, Davide e Massimo. Dopo aver frequentato le scuole nel suo paese natale, Bellini aveva frequentato l'Istituto Belzoni di Padova dove si diplomò nel 1951 geometra. Si iscrisse al collegio dei geometri di Verona nel 1953 e venne assunto l'anno successivo dal municipio di Cologna. Era il primo geometra a dirigere l'ufficio tecnico comunale in anni di grandi cambiamenti e innovazioni, anche nel settore pubblico. «Io entrai in municipio nel 1971», ricorda l'ex responsabile dell'ufficio Anagrafe e Commercio Aldo Sinigaglia. «Ero un giovinetto inesperto e Bellini mi prese sotto la sua ala protettrice, facendomi crescere e insegnandomi il suo metodo di lavoro rigoroso e corretto. Ricordo ancora la levatura professionale del geometra, stimato per la sua bravura negli anni in cui Cologna si stava trasformando da borgo rurale a cittadina, mediante l'espansione urbanistica e la posa delle reti acquedottistica, fognaria e del gas metano», spiega ancora Sinigaglia. Terminata l'esperienza in Comune, Bellini aprì uno studio privato in piazza Garibaldi, ma rimase comunque per molto tempo membro della Commissione edilizia comunale. «Fu grazie a quel ruolo che nel Duemila si accorse che nella questione del cogeneratore c'era qualcosa di poco trasparente. Per questo sollevò il problema», rivela il figlio Damiano, anch'egli geometra come il padre. «Nelle battaglie per il benessere della propria città e per il mantenimento dei servizi, papà si è sempre impegnato, anche se solo a titolo personale», precisa il figlio. Sostenne il mantenimento dell'ospedale a Cologna e, recentemente, promosse una raccolta di firme per l'intitolazione dello stadio comunale a Luigi «Gege» Fuin, il grande mediano di Lazio e Juve a cui era legato da una profonda amicizia. «Per lui gli amici, specialmente quelli d'infanzia, erano sacri», ricorda Paride Maccafani, ex docente che ha collaborato con Bellini alla stesura di tre libri: «Quando il destino di Cologna correva lungo il Fiumenovo», «Le carte ed il passato» e «Una Banca si riflette nello specchio della storia». «Gianni è sempre stato una persona aperta, cordiale, di buon gusto e senso dell'estetica», continua Maccafani. Dal 1948 al 1956 giocò come ala destra nell'AC Cologna: per questo domenica scorsa, in tutti i campi, è stato osservato un minuto di silenzio in sua memoria. «Nel 1974, assieme a me, al professor Bruno Brizzolari e ad altri colognesi, promosse la ristampa dei volumi di Giulio Cardo sulla storia di Cologna», riferisce Renzo Bellini. •

Suggerimenti