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Protesta all'Agenzia riscossioni di via Giolfino

Toilette vietata a causa del Covid,
donna incinta fa la pipì in strada

Protesta all'Agenzia riscossioni di via Giolfino
Il luogo dove la 38enne è stata costretta a fare i propri bisogni
Il luogo dove la 38enne è stata costretta a fare i propri bisogni
Il luogo dove la 38enne è stata costretta a fare i propri bisogni
Il luogo dove la 38enne è stata costretta a fare i propri bisogni

Fare pipì ai tempi del Coronavirus può diventare un’impresa fantozziana. Irritante disavventura per una futura mamma, al secondo mese di gravidanza, la quale, a causa dei protocolli anti Covid - evidentemente applicati alle lettera- martedì mattina, all’Agenzia riscossioni di Verona, in via Giolfino, si è vista negare l’accesso al bagno pubblico interno.

 

Tuttavia l’esigenza era impellente e non poteva aspettare oltre. E così il diniego ha obbligato la 38enne incinta a trovare una soluzione di fortuna di cui avrebbe fatto volentieri a meno: si è accovacciata nel parcheggio antistante gli uffici, in un’area peraltro videosorvegliata, contando sulla complicità di altri utenti che hanno tenuto la portiera dell’auto aperta per crearle un minimo di privacy. Con il rischio di venire persino multata per atti contrari al pubblico decoro.

 

Un «fattaccio molto spiacevole», come l’ha definito G. F., che non intende far passare sotto silenzio quanto le è capitato. «Sono andata ad accompagnare mia madre», riferisce la futura mamma, «e avevamo il nostro appuntamento alle 10.35. Siamo arrivate in orario ma davanti avevamo altre tre persone che dovevano ancora entrare perché gli uffici procedevano con ritardo. Li è cominciata l’attesa. Dopo i primi 20 minuti ho citofonato chiedendo di entrare per andare in bagno ma non c’è stato verso di farmi aprire la porta e ho dovuto perciò arrangiarmi come ho potuto».

 

L’ufficio in questione, spostato anni fa in una via residenziale periferica a senso unico, lungo la linea ferroviaria, nella quale non ci sono bar e negozi, non consente a chi è fuori ad aspettare il proprio turno di usare la toilette. Costringendo, pertanto, chi avesse bisogno urgente del bagno a trovare soluzioni alternative. Infatti, a causa del Covid, come avvisa un cartello posto all’entrata, si entra solo su appuntamento. Ognuno, quindi, aspetta il suo turno all’esterno, dove non ci sono sedie ne ripari contro il sole o il maltempo. E dove manca naturalmente il bagno.

 

È la brutta scoperta che ha fatto a sue spese martedì G. F., residente a Bovolone. «Ciò che mi è accaduto», confida la 38enne, «è una cosa veramente spiacevole. Ho chiesto solo di entrare per andare in bagno e mi è stato negato e ho dovuto farla davanti a tutti. Quando me ne sono andata ho incontrato alcuni agenti di Polizia stradale e ho raccontato quanto mi era appena successo. La pattuglia mi ha risposto che ormai non mi restava che presentare un reclamo. Se avessi chiamato la centrale sarebbero intervenuti subito per verificare cosa accadeva».

 

La donna non è affatto intenzionata a chiudere qui l’inconveniente: «Ho provato a protestare con l’addetto che rispondeva al citofono ma non ho ricevuto una risposta convincente. Allora ho provato a telefonare, ma il centralino è gestito da una voce robotica e non c’è verso di farsi passare un addetto». «Siamo spiacenti per la situazione di imbarazzo in cui si è trovata la signora», dichiara l’ufficio stampa di Area Riscossione, «ma dobbiamo rispettare un rigoroso protocollo per tutelare la salute dell’utenza. «L’equivoco è dipeso innanzitutto dal fatto che la 38enne non era registrata poiché la prenotazione era a nome della mamma. Inoltre, il suo stato di gravidanza non era evidente e poteva generare equivoci». •

Roberto Massagrande

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