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Il Coronavirus non ferma l’affetto per Sara

Camposanto gremito per l’addio a Sara Pavan DIENNEFOTOIl rito funebre celebrato nel cimitero del capoluogo
Camposanto gremito per l’addio a Sara Pavan DIENNEFOTOIl rito funebre celebrato nel cimitero del capoluogo
Camposanto gremito per l’addio a Sara Pavan DIENNEFOTOIl rito funebre celebrato nel cimitero del capoluogo
Camposanto gremito per l’addio a Sara Pavan DIENNEFOTOIl rito funebre celebrato nel cimitero del capoluogo

Francesco Scuderi Nemmeno il Coronavirus è riuscito a fermare l’immenso affetto per Sara Pavan, la 50enne morta in un’incidente d’auto lo scorso 29 febbraio a Montebello Vicentino (Vicenza). Oltre 200 persone, tra parenti, amici e conoscenti, si sono date infatti appuntamento ieri mattina nel cimitero di Cologna per dare l’ultimo saluto all’aperto della donna. La funzione è stata celebrata in un clima surreale ed è durata in tutto 25 minuti. Si è trattato di un rito più breve di un normale funerale perché la funzione eucaristica e tutte le altre liturgie, che avrebbero comportato un contatto ravvicinato tra i partecipanti sono state cancellate. Il Coronavirus, infatti, è anche questo: normative da rispettare per evitare il contagio. In realtà, nonostante l’invito iniziale rivolto da don Stefano Piccolo ai presenti, affinché, vista l’emergenza sanitaria in atto, provvedessero «ad allontanarsi l’uno dall’altro», al centro del camposanto si è formato un grande assembramento di persone, mentre ben pochi hanno preferito tenersi ai margini della struttura. Tutti erano lì per portare il loro conforto ai familiari di Sara. In particolare alle figlie Angela e Gioia, sorrette amorevolmente dal papà Igino, al fratello Stefano e al papà Giorgio, ex direttore di banca, straziati da un dolore inconsolabile. La bara coperta da un grande cuscino di rose bianche ha fatto il suo ingresso nel cimitero tra due ali di folla. Di fronte alla cappella del camposanto è stato allestito un altare provvisorio dal quale don Piccolo ha tenuto il rito. «Eri la mamma più buona del mondo, alla ricerca di un sogno e di un futuro che la tua vita meritava», sono le parole con cui ha esordito il parroco parlando a nome di Igino, il papà delle sue adorate figlie. «La mente di fronte ad una tragedia inaspettata», ha proseguito il parroco, «dovuta ad una distrazione fatale, si interroga sul perché questa cosa sia accaduta proprio a Sara. Qualsiasi discorso spirituale non arresta il dolore, l’unica consolazione è quella di rivolgersi al Signore, il Dio della vita, della resurrezione e della morte, occorre affidarsi a lui e coltivare la speranza». Poco prima della benedizione della salma, un’amica di Sara le ha rivolto un commovente ricordo. «È impossibile credere che non vedremo più i tuoi sorrisi, la tua spontaneità, i tuoi modi garbati con cui riuscivi ad arrivare subito al cuore delle persone», ha sussurrato con la voce spezzata la donna. «Facevi subito sentire le persone al centro del tuo mondo, amavi le letture, le poesie, eri un tornado di sentimenti parole ed emozioni. Custodiremo gelosamente il tuo ricordo, il tuo cammino si interrompe qua, lasciandoci in eredità il tuo sorriso». Al termine del funerale, di fronte alla disperazione per il grave lutto che ha sconvolto l’intera comunità e alla voglia di stringersi attorno ai familiari, distrutti dalla perdita dell’amata mamma, sorella, figlia e amica, non c’è stato provvedimento che tenesse. Tanto che numerose persone hanno espresso le proprie condoglianze ai parenti con abbracci e baci, quanto di più sconsigliato ai tempi del Coronavirus. Nel frattempo, sempre all’interno del cimitero, è stato srotolato uno striscione bianco con la scritta «Ti vogliamo bene, ciao Sara, gli amici del 1969»: l’ultimo doloroso saluto di chi porterà per sempre Sara nel proprio cuore. •

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