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Gestione unica dei rifiuti, altolà dei sindaci

Graziano LorenzettiStefano NegriniMarco Franzoni
Graziano LorenzettiStefano NegriniMarco Franzoni
Graziano LorenzettiStefano NegriniMarco Franzoni
Graziano LorenzettiStefano NegriniMarco Franzoni

Troppi dubbi e poco tempo per decidere: i sindaci della Bassa fanno slittare l’intesa per gestire a livello provinciale i flussi di rifiuti urbani. Infatti, tra i 39 primi cittadini dei Comuni che fanno parte del bacino «Verona sud», ente che sovrintende alla gestione integrata delle immondizie urbane in un territorio che va da San Giovanni Lupatoto a Castagnaro e da Vigasio a Bevilacqua, da alcuni giorni serpeggia in maniera sempre più forte un timore. Ovvero che il protocollo d’intesa da siglare con gli altri due bacini del Veronese, quello di «Verona Città» e «Verona Nord», un domani possa portare ad affidare la gestione dei rifiuti ad un unica società, con tariffe uguali per tutti i Comuni, penalizzando i centri della pianura ed i loro cittadini. Per questo motivo, durante l’ultima assemblea del bacino «Verona Sud» svoltasi nei giorni scorsi nel municipio di Bovolone, i sindaci di pianura hanno fatto mancare il numero legale sulla delibera volta ad approvare l’intesa con gli altri due bacini. Costringendo così Graziano Lorenzetti, sindaco di Legnago e presidente del bacino della Bassa, a ritirare il provvedimento. La bozza di patto, presentata da Lorenzetti ai colleghi, impegna i consigli dei tre bacini «a concordare sulla base delle politiche e strategie volte ad organizzare il servizio di raccolta, trasporto, avvio a smaltimento e recupero dei rifiuti urbani» degli obiettivi comuni «per garantire una gestione ottimale degli scarti prodotti nella provincia di Verona». La clausola secondo cui «l’autonomia organizzativa e gestionale» di ciascuno dei tre bacini rimarrà inalterata non ha rassicurato gli animi. Alcuni sindaci temono che l’intesa rappresenti un «cavallo di Troia» per arrivare ad un soggetto unico provinciale per la gestione delle immondizie. Con l’effetto di minare «l’autosufficienza» di un territorio dove la differenziata raggiunge una media del 75 per cento contro, ad esempio, il 50 per cento della città di Verona. I sindaci dell’area più a sud della provincia, dunque, hanno chiesto più tempo per decidere. Tra quanti manifestano apertamente le proprie perplessità sul patto vi è il sindaco di Belfiore, Alessio Albertini, capogruppo Pd in consiglio provinciale. «Il protocollo d’intesa», evidenzia Albertini, «può avere un senso se l’obiettivo è migliorare la gestione dei rifiuti. Purtroppo lo spirito della bozza di accordo sembra essere quello di giungere ad un unico bacino provinciale, magari con un solo gestore del servizio, in una prospettiva dannosa, che rischia di scaricare sulla discarica di Torretta di Legnago e sulle tasche dei cittadini della Bassa sia i rifiuti che le inefficienze del resto della provincia». Più sfumata, ma altrettanto risoluta, la posizione degli altri primi cittadini. Secondo Stefano Negrini, sindaco di Gazzo: «La preoccupazione c’è ed è forte. Prima di avvallare un accordo del genere serve discuterlo, esaminarne le finalità e, soprattutto, salvaguardare i cittadini del territorio. Non serve procedere a tappe forzate». «È giusto», osserva Marco Franzoni, primo cittadino di Cerea, «che la questione sia approfondita. Il dialogo tra bacini diversi va bene solo se viene preservata l’autonomia e la funzionalità di quello della pianura». «Un’ulteriore analisi», annota Emilietto Mirandola, sindaco di Bovolone, «è necessaria, tenendo conto che vi sono quattro società che si occupano della raccolta dei rifiuti nei nostri Comuni». Lorenzetti, dal canto suo, getta acqua sul fuoco. «Non è un problema se viene rimandato», rimarca, «ed è giusta questa pausa di riflessione. I sindaci hanno anticipato il mio pensiero. Il prossimo 15 ottobre affronteremo la questione nel comitato ristretto dei primi cittadini, esaminando le osservazioni emerse, dopo di che sarà nuovamente l’assemblea dei sindaci a decidere sul patto». •

Fabio Tomelleri

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