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Corte Grande crolla, scatta la diffida

Le barchesse palladiane di Corte Grande: la proprietà è stata diffidata a metterle in sicurezza
Le barchesse palladiane di Corte Grande: la proprietà è stata diffidata a metterle in sicurezza
Le barchesse palladiane di Corte Grande: la proprietà è stata diffidata a metterle in sicurezza
Le barchesse palladiane di Corte Grande: la proprietà è stata diffidata a metterle in sicurezza

Linea dura della Soprintendenza del Veneto su Corte Grande di Veronella: se la proprietà non provvederà alla messa in sicurezza e al ripristino delle parti crollate, l’ufficio decentrato del ministero subentrerà al suo posto e incaricherà un’impresa di eseguire i lavori. Al termine dell’intervento, invierà le fatture da saldare alla proprietà. È forse arrivato il momento della svolta per lo storico complesso architettonico che occupa 40mila metri quadri, di cui 10 mila coperti, nel cuore del paese. Dopo i numerosi appelli alla ristrutturazione, le raccolte di firme e l’interesse suscitato dalla visita degli studenti del Centro studi Andrea Palladio di Vicenza (CISA) nel 2016, la Soprintendenza ha deciso di prendere in mano la questione e ha inviato una diffida alla proprietaria Carolina di Serego, invitandola a consolidare le strutture per evitare nuovi cedimenti. Se non si atterrà alle disposizioni dell’ente, il restauro verrà effettuato in ogni caso. Non ci si può più permettere, infatti, di perdere pezzi di storia di elevato valore artistico per incuria e negligenza. Corte Grande affonda le sue radici nel Trecento, quando costituiva una fortificazione. La nobile famiglia dei Serego, nel corso dei secoli, trasformò il complesso in una grandiosa villa con un ampio brolo, le scuderie e i depositi agricoli. Nella notte tra il 4 e 5 novembre 1532 l’imperatore Carlo V dormì a Corte Grande, con al seguito 800 cavalleggeri e 4.000 fanti. Nella metà del Cinquecento la villa vide all’opera il grande maestro Andrea Palladio, giunto alla Cucca (come allora si chiamava Veronella, ndr) per sovrintendere alla costruzione delle capriate lignee che coprivano le 23 barchesse, ancora oggi esistenti ma fortemente danneggiate dalla mancanza di costante manutenzione. Nel 2012 un semplice Comitato di cittadini, chiamato «Salviamo Corte Grande di Veronella», ancora oggi operativo, riuscì a coinvolgere ben 11mila persone per firmare l’appello del Fai per la tutela dell’edificio. Tra di loro c’era anche Giovanni Rana. L’imprenditore è solito raccontare che tra gli anni Venti e Trenta i suoi genitori «vissero per un periodo nel palazzetto settecentesco di Corte Grande». Suo padre Gaetano faceva la concia del tabacco e lo stendeva per l’asciugatura proprio all’interno della corte. «I miei due fratelli maggiori sono nati proprio lì dentro, in quella magnifica villa», ha aggiunto Rana. Da qualche anno a questa parte Corte Grande è in vendita, tuttavia Serego non è ancora riuscita a trovare un acquirente. Il prezzo stabilito dal venditore e lo stato di abbandono non hanno favorito finora la definizione di accordi di compravendita. «Purtroppo non è facile per me, di questi tempi, garantire la manutenzione dell’intera corte», afferma Carolina Serego. «Sto cercando di trovare una soluzione che consenta al complesso di continuare a vivere, anche se la pubblicità negativa non mi sta aiutando. Ho sempre provveduto a sistemare le parti pericolanti e a mettere in sicurezza le strutture che necessitavano di essere preservate». Anche il sindaco Loris Rossi si sta muovendo per risolvere la questione. «Abbiamo avuto contatti con Serego e abbiamo incontrato i responsabili di un’associazione culturale che da tempo si occupa della tutela di questo patrimonio», riferisce Rossi. «Siamo consapevoli che il complesso è il cuore pulsante del nostro paese e desideriamo vederlo rinascere». •

Paola Bosaro

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