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Tragedia sfiorata a Vangadizza

Auto finita nel canale Bussè
È stata Irene a salvare la mamma

Tragedia sfiorata a Vangadizza
Irene con il caso dei vigili del fuoco (Dienne)
Irene con il caso dei vigili del fuoco (Dienne)
Salvataggio nel Bussè (DIENNE)

 

Nuovi dettagli sull'incidente nel quale madre e figlia hanno rischiato di perdere la vita dopo che la loro auto era finita nel Bussè a Vangadizza.

L’acqua aveva ormai invaso completamente l’abitacolo dell’auto piombata pochi istanti primi nel canale. Ancora pochi istanti e per Giorgia Maron, un’imprenditrice 42enne di Legnago, e sua figlia Irene, di soli otto anni, non ci sarebbe stato più nulla da fare. Fortuna ha voluto che, in quel crescendo di urla e disperazione che rischiava di sfociare da un momento all’altro in un abbraccio mortale a pochi metri dalla loro abitazione, la bimba, con una lucidità ed un intuito eccezionali, abbia posato la manina sul pulsante dell’alzacristalli elettrico. E così, quando ormai le speranze di liberarsi da quella trappola infernale lasciavano spazio all’angoscia e alle lacrime, il finestrino posteriore sinistro si è improvvisamente abbassato.

La manovra spontanea di Irene si è trasformata seduta stante in un gesto eroico, che la piccola ha vissuto comunque con la naturalezza dei bambini: lei e sua madre sono riuscite infatti a lasciare la macchina e a mettersi in salvo raggiungendo a nuoto la riva, dove sono state soccorse da un passante.

 

Poco prima delle otto, la 42enne è salita sulla sua Kia Sportage per raggiungere l’azienda che gestisce con la famiglia a Cerea. Accanto a lei, al sicuro sul suo seggiolino, c’era invece Irene che la mamma stava accompagnando, come ogni giorno, alla scuola primaria. Una volta uscita dal cancello della villetta, situata a pochi metri dal Bussé, a cavallo della ciclabile che congiunge Casette a Torretta, la donna si è fermata per consegnare le chiavi alla collaboratrice domestica giunta nel frattempo davanti all’abitazione. Pochi istanti e, complice una manovra errata o un guasto del cambio automatico - la dinamica è al vaglio della polizia locale del distretto «Basso Adige» intervenuta sul posto con il personale del 118 e i vigili del fuoco di Legnago e Verona - la marcia è rimasta innestata e l’auto ha proseguito la sua corsa sulla stradina accessibile solo ai residenti. Dirigendosi pericolosamente verso il canale. Giorgia Maron si è girata di scatto e, in una frazione di secondo, è risalita al volo con il cuore in gola sulla Kia nel tentativo di bloccarla. Purtroppo, non è riuscita a fermarla in tempo e l’auto è precipitata nel Bussé sprofondando lentamente nei quasi quattro metri d’acqua presenti nel canale.

A quel punto il panico e lo sconforto hanno assalito l’imprenditrice, che con una prontezza di riflessi sorprendente ha provveduto a slacciare subito la cintura di sicurezza che proteggeva la figlia. Quindi ha cercato di mandare in frantumi il cristallo laterale, ma i suoi disperati tentativi si sono rivelati vani. Ed è stato allora che la piccola Irene, con un guizzo sorprendente, è riuscita ad abbassare il finestrino retrostante, assicurando ad entrambe una provvidenziale via di fuga mentre l’auto affondava. •

 

MAMMA STIAMO MORENDO?

«Stavo andando al lavoro quando ho ricevuto una telefonata che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. Con il cuore in gola sono piombato subito a casa e, fortunatamente, ho trovato mia moglie e la bambina inzuppate ma sane e salve».

Daniele Bano racconta, ancora incredulo, il dramma che qualche ora prima ha sfiorato la sua famiglia in una giornata uguale a tante altre. Bastava un nonnulla e un banale incidente poteva infatti culminare in una tragedia difficile persino da pensare. «Siamo stati davvero fortunati, non smetterò mai di dirlo», aggiunge l’uomo, «ed Irene, che è una bambina molto sveglia, è stata eccezionale».

Parole che Bano pronuncia con un certo sollievo assistendo al recupero della Kia dalle acque del Bussé, che l’hanno completamente sommersa. Tanto che è stato necessario far intervenire i tecnici del Consorzio di bonifica per abbassare il livello del canale in modo da facilitare le operazioni dei vigili del fuoco. «Non so cosa sia successo, probabilmente il freno a mano non era innestato», prosegue il marito-padre, «sta di fatto che di punto in bianco la macchina è affondata. In pochi istanti, mia moglie e la bambina si sono ritrovate con l’acqua all’altezza del mento, al punto che Irene ha chiesto alla mamma se stessero morendo. Lei non le ha nascosto una tremenda probabilità, dicendole che erano comunque insieme. Poi il finestrino si è abbassato e l’incubo è finito». Il signor Bano è doppiamente sollevato vedendo che la sua bambina sta vivendo la brutta vicenda come un’avventura, che oggi i suoi compagni di classe la costringeranno a ripercorrere all’infinito. Al punto da non esitare a «collaborare» sorridente con i pompieri impegnati nei soccorsi, seduta sulla loro campagnola con il casco d’ordinanza in testa.

«La mia preoccupazione», confida Bano, «è che la bimba rimanesse sotto choc. Invece, almeno per il momento, sembra aver reagito bene». Intanto, dopo il terribile incidente, i residenti torneranno alla carica sollecitando il Comune a posizionare un guardrail a protezione della stradina di Vangadizza. •

Stefano Nicoli

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