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VVB - Famiglie pe l'accoglienza

Un rifugio dove poter crescere

La telefonata improvvisa di una conoscente, la richiesta di accogliere in famiglia un bimbo per qualche ora ogni pomeriggio. Il sì che arriva diretto dal cuore, senza neanche il tempo di pensarci, «perché io posso solo essere grata alla vita per il bene che ho ricevuto e sento di doverlo ridonare agli altri».

Così è iniziata l’esperienza di affido familiare per Giulia. Sposata, con tre figli naturali, insieme al marito ha accolto nella sua casa, nel tempo, anche due bambini in affido. Un «viaggio», il primo, durato dieci anni. L’altro è ancora in corso. «Ma ora sappiamo per certo che, anche se l’obiettivo è che il ragazzo rientri nella sua famiglia d’origine, l’affido, in realtà, non finisce mai. E’ una relazione che dura per sempre». Quella di Giulia è solo una delle 43 famiglie che nel Veronese hanno scelto di aprire le porte della propria casa a bambini (54 i minori attualmente in affido), giovani o adulti in difficoltà. Famiglie «normali», che hanno in sé, in quanto tali, le competenze umane ed educative necessarie per aprirsi all’accoglienza di un’altra persona. E che lo fanno «non per un tornaconto, ma solo per il bene dell’altro. Un esempio di speranza in un clima come quello di oggi, fatto di sospetti, di difese, di muri».

Così Marco Mazzi, veronese, traduce il senso di Famiglie per l’accoglienza, l’associazione che presiede a livello nazionale che, dal 1988, ha portato anche a Verona i valori della condivisione, della gratuità, del dono, della gratitudine. Cinque le aree di azione di questa realtà, certificata con il marchio etico Merita Fiducia dal Centro Servizi per il Volontariato di Verona, che a livello regionale conta 261 soci e 98 famiglie che hanno in atto un gesto di accoglienza, per un totale di 131 minori e adulti coinvolti.

«Siamo partiti con l’affido, una forma di intervento temporaneo di sostegno a un minore che proviene da una famiglia che non è in grado di occuparsi in modo sufficiente delle sue necessità, per poi aprirci all’adozione, che oggi vede coinvolte sempre più spesso anche famiglie con figli naturali e che si prendono carico anche di bambini con handicap», prosegue Mazzi. «E poi c’è l’ospitalità ad anziani e disabili o a giovani e adulti in difficoltà, come per esempio studenti, soprattutto stranieri, in condizioni di bisogno, ragazze madri, persone che assistono parenti ricoverati in ospedale lontano dalla propria città». In questa cornice il rapporto di amicizia e la vicinanza con altre famiglie adottive affidatarie dell’associazione rappresenta un porto sicuro, un’opportunità di confronto immediato e di conforto nelle situazioni più pesanti Che non mancano, come testimonia proprio Giulia. Le giornate con il bimbo che ha in affido, infatti, non sono tutte rose e fiori: lui ha delle difficoltà cognitive, la famiglia d’origine è molto problematica. «Il sostegno dell’associazione, per noi, è stato vitale per un confronto anche in tempo reale sulla gestione e sulle piccole grandi emergenze quotidiane. È quello che fa la differenza tra un operatore dei Servizi sociali e una famiglia».

E poi, in caso di bisogno, c’è un supporto concreto che l’associazione fornisce anche attraverso degli esperti. Tra le attività di Famiglie per l’accoglienza, oltre ai gruppi di mutuo aiuto familiare, anche mini-corsi di preparazione all’affido e all’adozione, incontri pubblici, progetti per diffondere una cultura dell’accoglienza e della gratuità. Una vera e propria «compagnia in cammino», insomma, che consente alle famiglie affidatarie e adottive di non sentirsi mai sole. «Nel biennio 2017-2018, grazie ad una raccolta fondi, siamo riusciti ad assicurare a sei bambini le risorse per alcune prestazioni specialistiche. E attraverso la Rete del dono abbiamo raccolto oltre 11mila euro a favore di famiglie i cui figli accolti hanno un disagio psicofisico», prosegue Giovanni Gimmi Garbujo, presidente dell’associazione per il Veneto. «Attualmente stiamo curando in particolare le raccolte fondi e il rapporto con i donatori, per alimentare con continuità il nostro Fondo di solidarietà: vogliamo prenderci cura anche di chi si prende cura, per permettere all’associazione la diffusione della cultura dell’accoglienza famigliare». E per chi volesse entrare a far parte di questa esperienza come famiglia accogliente? «Nei gruppi cosiddetti di auto mutuo aiuto c’è la possibilità per queste nuove famiglie di ascoltare testimonianze e giudizi sulle esperienze, porre domande, stringere legami», spiega Garbujo. «Il secondo passo è quello di partecipare e un percorso di formazione. Successivamente la famiglia che conferma la sua disponibilità verrà contattata dagli operatori dei Servizi per una maggior conoscenza e inserita in una banca dati in attesa di essere chiamata per la presentazione di una segnalazione di un minore in difficoltà». Per far fronte a questa mission partecipa e collabora da anni con i Centri per l’Affido e la Solidarietà Familiare Casf dell’Ulss 9 Scaligera nel distretto 3 e 4 e con il Casf del Comune di Verona, attività regolate da una convenzione con l’ente pubblico. Inoltre, l’associazione è membro del Forum regionale delle Associazioni Familiari ed ha collaborato al Convegno Donati, organizzato lo scorso 26 gennaio in Gran Guardia. E ancora, Famiglie per l’accoglienza ha instaurato nel tempo una rete di rapporti di confronto e collaborazione con alcune realtà dell’associazionismo familiare operanti sul territorio. Tra queste, Associazione Amici Casa San Benedetto, Ass. Papa Giovanni XXIII, Movimento per l’affido e l’adozione, Banco di Solidarietà, Associazione Family Happening, Centro Culturale Sant’Adalberto, Associazione Rivela, Fondazione Nidoli e numerose parrocchie e gruppi di famiglie.

Elisa Pasetto

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