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LA D COME SCOMMESSA. Gioca nel Villafranca e arriva dal Montorio

Rossi: «L’infortunio non mi ha fermato. L’idolo? Alisson»

In corsa per il Pallone d'Oro 2020
Riccardo Rossi (Villafranca) durante un rinvio
Riccardo Rossi (Villafranca) durante un rinvio
Pallone d'Oro, intervista a Riccardo Rossi (Joppi)

«Potrebbe essere un’idea. Contattare Porcelli, compagno di squadra nella passata stagione, e chiedergli come si fa a vincere il Pallone d’oro». Più che a calcoli matematici, settore a lui congeniale per motivi di studio, Riccardo Rossi pensa di affidarsi ai consigli dell’ultimo vincitore del trofeo organizzato dal giornale L’Arena per scalare le vette della classifica. «A parte gli scherzi si tratta di una bella opportunità per farci conosce ad un’ampia platea. Una iniziativa che va nella direzione della valorizzazione del calcio minore, come spesso viene definito. Ma in fin dei conti è la nostra vita, una quotidianità fatta di rincorsa a sogni che a volte si tramutano in realtà».

 

Parla a ruota libera in mezzo al campo al comunale di Villafranca al termine dell’allenamento il numero uno blaugrana. Alla sua seconda stagione tra i pali della porta del Villa ricorda ancora con un brivido lungo la schiena il serio infortunio subito l’11 novembre del 2018 a Caronno, nel varesotto. «Nell’ultima azione di una partita ormai in mano alla compagine lombarda un avversario mi venne addosso mentre ero proteso in uscita a terra. Un dolore lancinante. Non so come mi abbia preso, di certo non con il piede. Sanguinavo (taglio alla lingua ndr) e non muovevo più la mandibola».

 

La corsa in ambulanza all’ospedale Niguarda di Milano e la decisione, una volta giunto al pronto soccorso, di firmare le dimissioni per ottenere il ricovero a Borgo Roma, a Verona. «È uno dei migliori centri in maxillo facciale ho voluto andare sul sicuro ed essere vicino a casa», ricorda Rossi ritornato a difendere i pali del Villa a distanza di soli tre mesi dall’infortunio. «Paura di tornare in porta? Non l’ho avuta. Nella mia testa ho come cancellato quell’istante. Piano! Non vuol dire che ho dimenticato il dolore, la lunga riabilitazione, l’alimentazione solo liquida tramite cannuccia. Avevo la mandibola spezzata in tre parti. I denti? Per fortuna non li ho persi e ora si stanno mettendo a posto con l’apparecchio».

 

Cosa l’ha spinta a riprendere? «Prima di tutto la voglia di giocare a pallone, l’affetto di tutti i miei compagni e della società che mi è stata sempre vicina in ogni istante. Papà mi ha incitato a riprendere il mio ruolo tra i pali aiutato dal preparatore dei portieri Gino Carli. Al Villafranca sono arrivato due anni fa dalla Virtusvecomp. Ero chiuso da Sibi e Tosi e volevo vedere se potevo starci in serie D», sorride l’estremo difensore ultimo di tre fratelli. «Ho iniziato a giocare nel Montorio poi Virtus e in prestito, per tre anni, al Vicenza. Il ruolo? Fin dalla prima elementare sono andato in porta. Piaceva tuffarmi a terra», sottolinea Rossi, tifoso dell’Inter ma grande estimatore di Alisson, il portiere del Liverpool e della nazionale brasiliana. «Un giocatore che emoziona, capace di parate che ti tolgono il fiato». •

Stefano Joppi

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