<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Mozzecane, vertenza dei Cobas Perquisita la casa del portavoce

Una recente protesta dei Cobas (foto d’archivio)
Una recente protesta dei Cobas (foto d’archivio)
Una recente protesta dei Cobas (foto d’archivio)
Una recente protesta dei Cobas (foto d’archivio)

Non è stato un risveglio dei più piacevoli quello di ieri per il coordinatore e portavoce dell’Adl Cobas di Verona e Vicenza, Roberto Malesani. A bussare alla sua porta di casa a Verona, sono stati i carabinieri di Villafranca insieme al sostituto procuratore Alberto Sergi. Il blitz dei militari dell’Arma e del giudice inquirente si è svolto sulla base sul decreto anche di sequestro, firmato dallo stesso pm nell’aprile scorso. Alla fine, i militari hanno prelevato il computer di Malesani per visionare anche le e mail oltre al suo cellulare. Il legale è accusato di essere il promotore di una serie di azioni ritenute violente dalla procura. I fatti nel mirino dell’accusa sono avvenuti davanti ai cancelli del centro logistico «Rossetto» l’8 marzo e il 26 aprile scorsi. In quelle occasioni, i presidi erano stati organizzati per protestare contro il licenziamento di 25 lavoratori da parte di una cooperativa, «ingaggiata» dall’azienda della grande distribuzione. In quell’occasione fu impedito ai camion di entrare o di uscire dal centro logistico. La protesta culminò anche con l’investimento di uno dei manifestanti, l’operaio Iqbal Zauq di 42 anni da parte di un furgoncino in uscita dai cancelli della società, in circostanze non ancora del tutto chiarite. A causa dell’urto, il pakistano riportò un trauma alla colonna vertebrale oltre alla sospetta frattura dell’omero sinistro con una prognosi di 15 giorni. Il coordinatore di Adl Cobas ritiene «inaccettabile che ad essere oggetto di indagine e provvedimenti repressivi sia chi sta legittimamente lottando per il rispetto dei propri diritti e per contrastare il sistema dei cambi d’appalto tra committenti e cooperative». Il riferimento è anche alla vicenda dei 25 operai licenziati dopo la rescissione anticipata dell’appalto di Rossetto nei confronti della cooperativa Gdb. «Ritengo la perquisizione», continua Malesani, «un tentativo d’intimidazione senza precedenti nei confronti di Adl Cobas e di tutti i lavoratori che stanno lottando contro le infinità illegalità presenti nei magazzini della logistica». Anche perchè, prosegue il legale dei Cobas, sostiene il legale, «non abbiamo ricordi di perquisizioni nei confronti di attivisti per istigazione alla violenza privata, in riferimento a forme di lotte che fanno parte della tradizione sindacale come il presidio ai cancelli». È stato solo il coraggio dei lavoratori a ripristinare un minimo di legalità nelle imprese, sostiene Malesani, «e ciò non è stato merito sicuramente delle forze dell’ordine o di qualche pm». Il portavoce dei Cobas, infine, ricorda che non c’era solo lui fuori dai cancelli «ma c’erano tanti operai che hanno sconfitto questo sistema di sfruttamento e hanno ripristinato la legalità grazie agli scioperi». Ieri i Cobas sono stati convocati per venerdì in Prefettura per discutere sulla vertenza Rossetto. •

G.CH.

Suggerimenti