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L'incidente di Vigasio

I sogni spezzati di Marco. Il papà: «Era un ragazzo unico»

L'incidente di Vigasio
Marco Agnello è morto in un incidente a Vigasio
Marco Agnello è morto in un incidente a Vigasio
Marco Agnello è morto in un incidente a Vigasio
Marco Agnello è morto in un incidente a Vigasio

Il suo sogno s’è infranto lì, sul muro di una chiesetta sconsacrata. Marco Agnello, il giovane morto in un incidente a Vigasio, tornava a casa dal lavoro. Faceva il cameriere da sei mesi, con l’obiettivo di mettersi da parte un po’ di soldi per pagarsi gli studi universitari. Gli servivano per le tasse d’iscrizione, i libri, le spese di tutti i giorni vissuti da studente. La sua è la triste storia di un ragazzo che, come raccontano i suoi familiari, aveva «un cuore grande come i suoi ideali».

Secondo figlio di una famiglia arrivata otto anni fa a Vigasio da Palermo per esigenze lavorative, Marco Agnello aveva frequentato l’istituto tecnico Bolisani di Isola della Scala, completando il corso di studi in Servizi informativi aziendali. Una volta diplomato, ha quindi iniziato da subito a darsi da fare. Ha provato a fare il cameriere in un esercizio pubblico di Vigasio, finendo però, come i suoi colleghi, per non essere pagato da un imprenditore poco serio, e poi ha trovato lavoro al Pepperone di San Giovanni Lupatoto.

Un lavoro che ha sempre affrontato con impegno, anche se per lui era solo un mezzo per puntare ad altro. «Un giorno, così ci ha raccontato, un cliente l’ha fermato fuori dal ristorante e gli ha detto che doveva ricordarsi che bisogna cercare sempre di realizzare i propri sogni», raccontava ieri, fra le lacrime, la mamma Antonina. «Ci ha pensato su», continua, «e poi ci ha detto che voleva riprendere al più presto a studiare».

Il sogno di Marco, infatti, era quello di iscriversi all’università, per frequentare psicologia. D’altronde si trattava di un ragazzo che aveva ben chiari i suoi obiettivi. Tanto che la sorella Luana, che ha 25 anni e lavora nel commercio, ieri lo ricordava, mostrando un grande affetto, come «un testardo dalla enorme generosità». «Marco è sempre andato dritto per la sua strada, ma, nonostante questo, ha anche seguito dei valori importanti», spiegava. Descrivendolo come «un sognatore».

«Un ragazzo esteriormente serio e riservato, ma che aveva dentro di sé l’aspirazione a fare del bene, tanto che passava le estati ad aiutare in silenzio le persone con disabilità», raccontano i familiari. «Non lo dico perché si tratta di mio figlio, ma Marco è sempre stato un ragazzo unico», spiegava ieri, fra i singhiozzi, papà Roberto. Prima di aggiungere nuovi particolari al già terribile racconto della vicenda che ieri ha inevitabilmente iniziato a segnare la storia della sua famiglia.

«Quando alle 4 e tre quarti del mattino, ho ricevuto la chiamata dei carabinieri che mi invitavano ad andare in caserma sono partito di corsa; anche se la speranza era che non fosse successo niente di troppo grave, tanto che, prima di entrare, ho guardato dappertutto se c’era la macchina di mio figlio», racconta. Invece, poi, è arrivata la notizia più terribile fra tutte quelle possibili. Una notizia così drammatica da restare senza fiato. «L’auto è inguardabile», racconta il papà. Ieri, di suo figlio, è riuscito a riportare a casa solo la cover del telefonino, che ha consegnato piangendo alla moglie, e, come ultima e quasi beffarda immagine, la foto di quella pizza che è stata trovata, ancora intatta, sul sedile del passeggero della Punto blu su cui stava tornando a casa Marco.

«Come aveva fatto altre volte, prima di lasciare il lavoro, si era fatto preparare la cena che poi avrebbe voluto consumare a casa», spiega Roberto Agnello. «Voglio pensare che sia uscito di strada per colpa di qualche guasto o di un animale, visto che nel punto in cui è uscito ci sono due curve che comunque non sono strette, ma vedremo cosa verrà fuori con i controlli in corso», conclude il padre.

Luca Fiorin

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