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Fossa Fumanella inquinata Vertice di azienda a processo

Il corso d’acqua fossa Fumanella a Buttapietra
Il corso d’acqua fossa Fumanella a Buttapietra
Il corso d’acqua fossa Fumanella a Buttapietra
Il corso d’acqua fossa Fumanella a Buttapietra

L’inquinamento che era stato scoperto quasi due anni fa in una condotta che convoglia le acque meteoriche provenienti da un’area produttiva per poi scaricarle in un piccolo corso d’acqua di Buttapietra, la fossa Fumanella, è alla fine diventato l’oggetto di un procedimento giudiziario. Nei giorni scorsi, infatti, in tribunale a Verona si è svolta la prima udienza di un processo legato a proprio a questo avvenimento che vede come imputati di scarico non autorizzato, abbandono di rifiuti e versamento pericoloso di cose la ditta di zincatura Bruniva Technology srl, che ha sede in via del Lavoro, sempre a Buttapietra e il suo legale rappresentante Bruno Pedrabissi, che sono difesi d’ufficio da Francesca Perini ed Annalisa Bravi ed Ivan Ezio Novarini, che della Bruniva era responsabile di gestione ed è difeso da Gian Paolo Campanini. Questa vicenda era iniziata nell’aprile del 2016. Allora l’Arpav aveva verificato la presenza di inquinanti in uno scarico delle acque pluviali che si trova nella zona della lottizzazione industriale posta lungo via Provinciale Ovest. Secondo quanto verificato dagli esperti dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, in quella condotta c’erano sostanze come il cromo esavalente, elemento particolarmente pericoloso per la salute umana che era presente in concentrazioni 400 volte superiori ai limiti di legge, il rame, il ferro ed il nichel. Il tubo era stato immediatamente chiuso, così come da subito era stato disposto il divieto di utilizzo dell’acqua della Fumanella a scopo irriguo. In seguito a tali prime disposizioni, è quindi stato effettuato un piano di campionamenti che ha fortunatamente fatto rientrare l’allarme, visto che non sono state riscontrate contaminazioni ambientali rilevanti. Questo, però, non è certo bastato a chiudere la vicenda, per quanto allora non ci fossero ancora notizie ufficiali in merito alle responsabilità di tale situazione. Tanto che la bonifica e la pulizia della condotta sono state pagate direttamente dal Comune, non potendo essere addebitate a nessuno. «In seguito a verifiche compiute nel frattempo, però, è emerso che in quella zona c’era solo una ditta che usava nell’ambito della propria produzione sostanze come quelle che erano state scoperte nello scarico», racconta ora l’assessore alla Gestione del territorio Luca Zonin. Il quale, spiega che è sulla base di questo fatto che si è arrivati ad ipotizzare la responsabilità della contaminazione a carico della Bruniva Technology srl. Secondo quanto è noto al Comune, però, il vertice dell’azienda non solo afferma di non aver scaricato gli inquinanti nella condotta deputata al trasporto dell’acqua piovana, ma, addirittura, dice che le era stato sottratto del materiale contenente quel tipo di sostanze. Ai numeri telefonici riportati nei siti Internet che parlano dell’azienda, ieri non rispondeva nessuno. Sta di fatto, però, che nei giorni scorsi si è svolta in tribunale una prima udienza filtro con giudice Monica Sarti e pubblico ministero Gennaro Ottaviano che si è conclusa con un rinvio al 7 luglio prossimo. Il rinvio è stato necessario per perfezionare alcune notifiche. In questo processo avrà comunque un ruolo anche il Comune che si è costituito parte civile, facendosi rappresentare dall’avvocato Paolo Pellicini, allo scopo di recuperare le spese che ha dovuto affrontare per questa vicenda. Le quali, comprendendo oltre alla bonifica anche il ripristino della situazione preesistente, sono stimate in poco meno di 21.500 euro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Fiorin

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