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I marmi «scoppiano» e le catene valgono oro

Una nutria cammina sull’Adige a Verona (gennaio 2017)
Una nutria cammina sull’Adige a Verona (gennaio 2017)
Una nutria cammina sull’Adige a Verona (gennaio 2017)
Una nutria cammina sull’Adige a Verona (gennaio 2017)

Dalla Bassa alla Valpolicella, l’ondata di gelo del 1985 non risparmia alcun angolo della provincia. Le abbondanti nevicate, dei giorni successivi al freddo siberiano, innescano una corsa alle catene da neve o a gomme speciali vendute a peso d’oro. Le gelate, invece, si fanno sentire a Sant’Ambrogio di Valpolicella. Qui sono centinaia i danni alle segherie e ai laboratori di Ponton e di Volargne perché l’acqua ghiacciata impedisce ai macchinari di funzionare. La memoria va al 1956 quando il gelo sull’Adige ha bloccato la ruota meccanica in legno della «Marmi colorati» di Ponton, collocata sul fiume scaligero, vicino alla chiesa parrocchiale. Scoppiano persino alcuni blocchi di marmo pregiato stoccati negli stabilimenti: l’acqua nelle insenature, ghiacciando, è aumentata di volume facendo sbriciolare la pietra. Tratti di Adige si sono congelati nei decenni passati più volte. Anche se le annate memorabili sono appunto quelle del 1929 e del 1956. Anche nel gennaio 2017 si sono ghiacciati diversi corsi d’acqua, a tratti: l’Adige a Parona e in centro città, dove qualche nutria ha preso la «via d’acqua» per attraversare il corso approfittando del sottile strato di ghiaccio formatosi, in grado di sostenerla (ma non di portare persone). Un blocco marmoreo, l’anno scorso, è diventato anche il fiume Tione nel tratto urbano a Villafranca. Lastre di ghiaccio si sono formate, limitandosi però alle rive, anche nel febbraio del 1999 e nel gennaio del 2002, nel tratto cittadino dell’Adige e nei canali di irrigazione con poca acqua e congelata. M.V.A.

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