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Esposto in Comune l’antico trombino trovato nel campo

I Pistoneri dell’Abbazia che si occupano della storica arma di caccia
I Pistoneri dell’Abbazia che si occupano della storica arma di caccia
I Pistoneri dell’Abbazia che si occupano della storica arma di caccia
I Pistoneri dell’Abbazia che si occupano della storica arma di caccia

Si arricchisce di un nuovo trombino storico, la raccolta custodita in due teche nell’atrio del municipio, grazie all’arrivo di un nuovo esemplare la cui costruzione risalirebbe al 1700, secondo Nereo Stoppele, presidente dell’associazione Pistonieri dell’Abbazia. Lo strumento è arrivato grazie al brigadiere Paolo Grasso, della stazione dei carabinieri di Valdagno (Vicenza), che lo ha trasferito e dato in consegna al Comune, dopo che i militari dell’Arma lo avevano trovato abbandonato in un campo nella zona di Montecchio Maggiore. «Probabilmente si è trattato di un abbandono da parte di qualcuno che lo ha ricevuto in eredità ma senza la documentazione richiesta, come la denuncia del possesso di armi e per evitare grane ha pensato di disfarsene. Abbiamo eseguito ricerche anche in ambito nazionale per tentare di risalire al proprietario, senza esito positivo. Abbiamo pertanto sentito la Soprintendenza ai beni artistici e paesaggistici e deciso di consegnare il reperto in custodia a una comunità che ancora conserva il ricordo di questi strumenti», riferisce il brigadiere Grasso. Il trombino è stato accolto in municipio dal sindaco Emanuele Anselmi e da una delegazione di Pistonieri dell’Abbazia che hanno trovato immediatamente il posto in una delle due teche in cristallo dove custodire il reperto, che è stato prima osservato e studiato nei particolari. Il trombino riporta, sulla piastra del luminello, cioè del battente per la capsula d’innesco, uno stemma crociato con la scritta «Brescia 1863». «È probabilmente posteriore alla costruzione del trombino che nasce come arma da avancarica con l’accensione a pietra focaia, e così si mantenne fino alla prima metà dell’Ottocento», spiega Stoppele, «poi sostituita dalla capsula fulminante per l’innesco della polvere». La bocca a campana è finemente decorata con scene di caccia all’orso, mentre fasce metalliche di rinforzo trattengono la canna alla struttura in legno, anche queste decorate con incisioni geometriche, motivi floreali, borchie, una croce e una testa di leone. Tutti i trombini, dalla metà dell’Ottocento, subirono, come questo, la trasformazione introducendo la novità dell’innesco a capsula, ma hanno conservato nella piastra del luminello l’incavo dove era inserito lo scodellino con la polvere di accensione grazie alla scintilla provocata dall’acciarino a pietra focaia. «Siamo felici e orgogliosi di ospitare questo nuovo compagno di viaggio», commenta il sindaco Anselmi, «ed è importante che anche attraverso questa semplice esposizione siamo conosciuti nella nostra valle e oltre come il centro di conservazione dei trombini. È con onore e orgoglio che ospitiamo questo reperto storico». Nelle teche ci sono altri cinque trombini storici: tre arrivano da Roverè, San Giovanni Ilarione e Soave, recuperati nel corso degli anni e consegnati in custodia al Comune di Badia Calavena: uno di questi, imponente e molto decorato, riporta incisa la scritta del primo proprietario, Antonio Marchi, di Cazzano e la data è 1675. Un altro arriva grazie a Glauco Angeletti, dell’Ufficio tecnico Reparto esplosivi dell’Esercito, che lo sottrasse alla demolizione, riconoscendone il valore storico e un altro è di costruzione moderna. L’accesso e la visita è possibile tutti i giorni negli orari di apertura del municipio. •

Vittorio Zambaldo

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