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«Vai, vai, non c’è nessuno» Finì in fondo alla scarpata

Fra i piloti veronesi che parteciparono alla Stallavena-Bosco c’è Paolo Lado, classe 1940. Nel 1968, sull’azzurra Abarth 1000 SP, Lado vinse nella sua classe con un tempo eccezionale «Alle curve del Cristo», ricorda il pilota, «c’era il pubblico più esigente, quello che poi ti biasimava se staccavi il piede dall’acceleratore. Era come la plaza de toros, bisognava dare spettacolo. Io superai bene le curve e non mollai neppure lungo i rettilinei che portavano a Cerro, in leggera discesa. Ingranai la quinta e sfiorai i 200. C’era, in quel punto, una lunga curva a sinistra, dove bisognava mettere la quarta il più tardi possibile. Lì appostato stava il commissario di gara Paolo Brun, mio caro amico. Io arrivai come una palla di cannone e lui gettò le bandiere giù dalla scarpata e fuggì a gambe levate». UN ALTRO CAMPIONE scaligero fu Gaetano Bertani, classe 1936, che partecipò alla Stallavena-Bosco nel 1967 e 1968, su Mini Cooper 1300 e Tecno F.3 ex Clay Regazzoni. «Provavamo all’alba. Mettevo un amico in auto in ogni passaggio pericoloso pronto a lampeggiare se c’era qualcuno che scendeva: la corriera, un camion, l’auto del medico condotto. I telefonini non esistevano. Sistemate le vedette, partivo da Stallavena con la mia monoposto e andavo su con la luce del crepuscolo». Ricordi da corsa anche per Claudio Bonamici, classe 1943. «Nel 1966 con una Giulia Super Quadrifoglio bianca uscii di strada, al ponte di Vajo Cavallo. L’incidente capitò un mese prima della gara, durante le prove». «CHIESI A UN AMICO di accompagnarmi. Lui stava all’ingresso della curva, protetto da un paracarro e pronto a segnalarmi se scendeva qualcuno, permettendomi così di salire col piede giù. Salii una, due, tre volte. Sentivo che la prova iniziava a dare buoni risultati. Alla quarta salita l’amico si sbraccia, “vai! vai!, non c’è nessuno”. E io andai giù dalla scarpata, capottando per centinaia di metri, fino in fondo al burrone. Mi credevano morto. Subii diverse ferite e una frattura alla gamba. Per recuperare la Giulia i mezzi del soccorso aprirono un sentiero fra i rovi». Per Bonamici «la Stallavena-Bosco Chiesanuova era l’evento sportivo più importante di Verona e riusciva a calamitare un pubblico straordinario, nemmeno paragonabile a quello delle partite di calcio al vecchio stadio Bentegodi, in via Cesare Battisti, a duecento metri dalla Bra. Il guaio è che è cambiato il quadro sociale rispetto ad allora. È purtroppo inesorabilmente finito il secolo dell’happy car, come lo chiamano gli inglesi, l’auto felice del Novecento, quella che accorciò le distanze e permise di scoprire in autonomia e libertà nuovi territori e culture». •

D.CA.

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