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«Urgente dotare
tutte le malghe
di acqua potabile»

Malga Bazerna, a 1489 metri, nel Comune di Bosco Chiesanuova
Malga Bazerna, a 1489 metri, nel Comune di Bosco Chiesanuova
Malga Bazerna, a 1489 metri, nel Comune di Bosco Chiesanuova
Malga Bazerna, a 1489 metri, nel Comune di Bosco Chiesanuova

Non è solo un problema serio di approvvigionamento per l’acqua potabile la siccità prolungata che tormenta da sempre l’altopiano della Lessinia, è anche una questione di sicurezza per il rischio incendi.

«Siamo felici che l’acqua del serbatoio di Malga San Giorgio, destinato all’innevamento programmato, sia utilizzata durante l’estate per rifornire le pozze d’alpeggio rimaste all’asciutto», riferisce Marco Zambelli a nome della famiglia proprietaria dei terreni dove è costruito l’invaso di circa settemila metri cubi d’acqua. L’ordinanza urgente del sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti ha disposto che l’acqua del serbatoio possa essere utilizzata da allevatori e agricoltori unicamente per garantire l’abbeveraggio e il sostentamento degli animali in alpeggio.

«In maniera lungimirante, quando si firmò il contratto per autorizzare la costruzione del bacino sul nostro terreno», ricorda Zambelli, «si previde anche l’uso gratuito dell’acqua del bacino su richiesta dei proprietari del fondo di Malga San Giorgio per abbeverare il bestiame in caso di siccità e l’impegno a non sublocare il terreno concesso in locazione o cedere l’acqua a terzi. Ora non siamo così stupidi da pretendere l’acqua solo per noi: ci va bene che venga utilizzata anche dagli altri allevatori, magari riconoscendo una parola di ringraziamento ai legittimi proprietari», rimarca Zambelli, «ma il punto è piuttosto un altro».

Come Associazione proprietari malghe e terreni della Lessinia, in accordo col presidente Marcantonio Grizzi Tinazzi, Marco Zambelli che ne è vicepresidente, pensa alla siccità come emergenza per il bestiame e rischio per l’ambiente. «In mancanza di acqua superficiale e di bacini adeguati da cui prelevare, gli incendi sarebbero devastanti. Consideriamo che da anni il bosco sta avanzando inghiottendo pascoli e prati e che ci sono specie pioniere come rovi e arbusti facilmente infiammabili, la situazione può essere ingestibile e causare la scomparsa del Parco della Lessinia senza tanti preliminari», denuncia Zambelli.

«Per questo è tra i nostri obiettivi che si concluda la richiesta di dotare tutte le malghe di acqua potabile», aggiunge il presidente Marcantonio Grizzi Tinazzi, «perché oltre a consentire la loro trasformazione anche dal punto di vista turistico, darebbe finalmente quella garanzia di approvvigionamento indispensabile anche nei casi di emergenza».

Negli ultimi 10 anni per ben tre volte le pozze della Lessinia sono rimaste a secco nel periodo estivo: «Un incendio di vaste proporzioni come quello successo in Portogallo, con la penuria di strade d’accesso, in particolare nei vaj, avrebbe conseguenze incalcolabili per l’ecosistema della Lessinia: davvero si potrebbe dire addio al Parco. Forse è il caso di pensare per tempo a posti dove sistemare altri bacini di accumulo per l’acqua per l’ emergenza», osservano Grizzi Tinazzi e Zambelli, «e chiederemo un incontro con il commissario straordinario Stefano Angelini e il direttore del Parco Diego Lonardoni per capire se l’ente intende percorrere questa strada o se ci dobbiamo attrezzare da soli».

Vittorio Zambaldo

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