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Tanti caprioli, tutti golosi di uva È allarme in Val Squaranto

Lavagnoli e un grappolo piluccato
Lavagnoli e un grappolo piluccato
Lavagnoli e un grappolo piluccato
Lavagnoli e un grappolo piluccato

Scendono a valle, si aggirano in pieno giorno tra i filari, vengono avvistati a poche decine di metri dai centri abitati. Un fenomeno, dicono i residenti di Val Squaranto, ai piedi della Lessinia, che non si era mai visto prima. I caprioli non si erano mai spinti in questa area pedecollinare, dove stanno provocando importanti danni alle aziende agricole, soprattutto quelle che coltivano uva pregiata destinata ai vini della Valpolicella. Mangiano i germogli, divorano gli acini, rovinano i tralci e la corteccia di ciliegi e olivi. La denuncia arriva dagli agricoltori attraverso il loro portavoce, Andrea Lavagnoli, presidente provinciale della Cia (Confederazione italiana agricoltori), viticoltore e olivicoltore che conduce un’azienda agricola a Pigozzo di 13 ettari coltivati a Valpolicella doc. «Siamo ai margini dei boschi e problemi con la fauna selvatica ne abbiamo sempre avuti», spiega Lavagnoli. Da anni gli abitanti della Lessinia e dell’alta Valpolicella combattono con l’emergenza cinghiali, che creano dissesto nel territorio scavando il terreno, distruggono le rive e gli argini dei torrenti, fanno rotolare sassi e massi sulle strade, erodono i muretti a secco, provocano incidenti. Amministratori e residenti si sono più volte seduti intorno al tavolo, cercando soluzioni per ridurne il numero. «Quest’ anno è esploso il problema dei caprioli», sottolinea Lavagnoli, «che sono aumentati in maniera esponenziale. Lo dimostrano gli avvistamenti in pieno giorno, sia a cento metri dai centri abitati, sia lungo i filari». Sono animali che riescono a stare in piedi, elevandosi sulle zampe, in grado di mangiare l’uva nelle pergole, rovinando i tralci e divorando i germogli. Quanto siano ghiotti di uva si vede anche dalle feci che lasciano in giro: sono piene di acini». «Quali saranno le conseguenze della devastazione», sottolinea il presidente della Cia, «si vedrà al momento della raccolta. Per l’Amarone e il Recioto, i vini che più danno redditività agli agricoltori, le uve da mettere a riposo devono essere perfette. Se i chicchi saranno rovinati, i grappoli dovranno essere buttati. I danni potrebbero andare dal 5 al 20 per cento, ma a preoccuparci sono quelli in prospettiva. Se i caprioli continueranno a moltiplicarsi, sarà difficile praticare la biodiversità, perché rischieremmo di perdere piante giovani e pregiate, ma anche tutelare il territorio, dato che la fauna selvatica sta diventando sempre più numerosa e vicina ai centri abitati». Alcuni residenti della Val Squaranto sostengono di aver visto perfino daini e mufloni: un fenomeno inconsueto, trattandosi di animali di montagna che, a quanto pare, stanno scendendo verso valle. •

F.L.

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