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Parco naturale, i tre vaj diventano aree contigue

Un panorama del Parco della Lessinia
Un panorama del Parco della Lessinia
Un panorama del Parco della Lessinia
Un panorama del Parco della Lessinia

Vittorio Zambaldo Allo scadere dell’anno siamo a un passo dal definitivo riconoscimento delle nuove planimetrie del Parco naturale regionale della Lessinia. La giunta regionale ha incaricato la segreteria di trasmettere la delibera al Consiglio regionale per l’acquisizione del parere e la prosecuzione del percorso finalizzato all’approvazione definitiva. Va così in porto un passaggio fondamentale del collegato alla legge finanziaria 2017, presentato lo scorso anno dal consigliere Stefano Valdegamberi. Era partito tutto da una provocazione apparsa subito impraticabile: quella di convertire in aree preparco, con minori vincoli di tutela e possibilità di cacciare al loro interno, le aree agro e silvopastorali previste dal piano ambientale del Parco. Ma questo significava di fatto ridimensionare il Parco di circa il 60 per cento ed era un’ipotesi impercorribile. Da questa prima idea si è arrivati al compromesso, sentendo il parere di tutti i 15 sindaci coinvolti e i rispettivi Consigli comunali, di una revisione dei confini del Parco con la proposta di trasformare in aree contigue i tre principali vaj che scendono a valle dall’altopiano (quelli dei Falconi, dell’Anguilla e di Squaranto), che rappresentano la porzione principale della modifica, con altri piccoli interventi di aggiustamento per la zona di Passo Fittanze nei Comuni di Sant’Anna d’Alfaedo ed Erbezzo, al confine fra Bosco Chiesanuova e Roverè e a Malga Lobbia nel Comune di Selva di Progno. La procedura seguita dall’ assessore competente, Cristiano Corazzari, è stata quella di costituire un gruppo di lavoro interdisciplinare formato dai tecnici e dai funzionari e di coinvolgere direttamente i sindaci e le amministrazioni dei Comuni, al fine di concordare un percorso condiviso per la revisione dei confini. I Comuni sono stati invitati a produrre una proposta di revisione cartografica dei confini con l’individuazione delle aree contigue, così come vengono definite nel testo di legge, che sono poi state sovrapposte alle carte dei principali vincoli naturalistici, ambientali e paesaggistici attualmente presenti, effettuando anche approfondimenti tecnici sulla classificazione delle aree. I contributi di tutte le amministrazioni sono stati valutati e hanno consentito all’amministrazione regionale di elaborare una prima planimetria di inquadramento con evidenziata in sintesi la proposta di riperimetrazione dell’ area a Parco, con individuate le aree contigue o preparco. Adesso il passaggio importante dell’adozione da parte della giunta regionale e la presentazione al Consiglio regionale nei prossimi mesi: una volta approvate dal Consiglio, costituiranno variante al Piano ambientale e dovranno pertanto seguire le procedure previste dalle leggi statali in materia di partecipazione anche dei privati. In primavera si prevede l’ approvazione definitiva, probabilmente assieme alla nuova legge di riordino dei parchi veneti. Ma che cosa cambia in concreto per il Parco della Lessinia? Vengono istituite le aree contigue o preparco previste dalla legge nazionale, ma che finora erano inesistenti, e questo senza ampliare il Parco ma individuandole al suo interno. In queste aree saranno minori i vincoli, ma non cesseranno né quelli idrogeologici, di inedificabilità e il divieto di fertirrigazione e di attività di cava: unica modifica significativa sarà quella della possibilità di cacciare, ma riservata ai residenti e nel rispetto del piano faunistico regionale. Soddisfatto del risultato il consigliere Stefano Valdegamberi: «È la prima volta che si mette mano a qualcosa che sembrava intoccabile come un dogma di fede: da una protezione assoluta, come capita per il lupo oggi, siamo passati a una visione più condivisa e regolamentata che evita contenziosi con i proprietari e i vari portatori di interesse». «La caccia, riservata ai locali, permette di stanare i cinghiali che hanno trovato nei vaj boscosi il loro rifugio dal quale partire per danneggiare il territorio agricolo e creare problemi anche alla circolazione e alla sicurezza delle persone», riferisce Valdegamberi, fiero che la procedura sia andata in porto nonostante i ritardi dovuti a un certo ostruzionismo da parte di alcuni Comuni che non hanno voluto rispondere alle sollecitazioni della Regione Veneto di fornire il proprio parere. •

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