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Morto in pochi secondi l’ospite di Vaccamozzi

Non è ancora stata fissata la data del funerale per il nigeriano di 39 anni, richiedente asilo, deceduto la sera di martedì per arresto cardiocircolatorio nel centro di accoglienza straordinaria (Cas) allestito nell’ex base Nato di Vaccamozzi, fra Cappella Fasani ed Erbezzo. «Non sappiamo nulla neanche noi. Abbiamo chiesto di essere informati, ma finora non abbiamo notizie», riferisce Andrea Montagnini, responsabile di Versoprobo, la coop sociale che ha in gestione il centro. Conferma che si è trattato di un evento che ha turbato molto i suoi amici e connazionali: «Hanno passato il deserto e superato i pericoli del mare. Una volta in Italia costruivano i loro sogni per una vita migliore, non certo per immaginare di morire giovani», dice Montagnini. L’uomo era andato a dormire verso le 23.30 e appena coricato aveva dato due colpi di tosse per alzarsi poi dal letto e sedersi sulla sedia accanto, dove è spirato subito. Ha fatto impressione perché tutto si è svolto nell’arco di pochi secondi e perché era seguito dal medico di base e dal mendico del Cas, che non avevano mai riscontrato in lui problemi seri e lo ritenevano in buona salute. «In questi casi, come hanno confermato i soccorritori del 118, anche la presenza di un’unità coronarica parcheggiata fuori dal cancello non avrebbe potuto salvargli la vita. È un’eventualità imponderabile che colpisce senza lasciar scampo e quando se ne prende consapevolezza è già troppo tardi, come succede a tanti, anche in località attrezzate e vicine agli ospedali», ribadisce il responsabile di Versoprobo. «Adesso chiediamo solo silenzio e raccoglimento per il dolore dei suoi connazionali e della sua famiglia: gli ospiti della struttura hanno capito che è stato fatto quanto umanamente possibile per aiutarlo e sono tranquilli», conclude Montagnini.

V.Z.

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