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«Lupi? In Lessinia la linea trentina è inapplicabile»

Silvia Montanaro, allevatrice di pecore brogne in Lessinia
Silvia Montanaro, allevatrice di pecore brogne in Lessinia
Silvia Montanaro, allevatrice di pecore brogne in Lessinia
Silvia Montanaro, allevatrice di pecore brogne in Lessinia

Il disegno di legge delle giunte provinciali di Trento e Bolzano per l’abbattimento del lupo in caso di pericolo per il sistema colturale del territorio «è stato fatto nel pieno rispetto delle leggi europee e nazionali e come estrema ratio in caso di attacchi alle attività o alle persone nelle aree antropizzate». Così, in una nota, la Cia (Confederazione italiana agricoltori) Verona esprime approvazione. Ma c’è un ma. «Il provvedimento, che riteniamo molto equilibrato, non è, tuttavia, applicabile alla Lessinia, dove i terreni sono quasi tutti antropizzati e di proprietà privata. Se applicassimo nel Veronese il modello trentino succederebbe un far west», spiega Silvia Montanaro, allevatrice di pecore brogne in Lessinia e referente per Cia Verona del problema lupo e per il progetto Life Wolfalps, che negli anni passati ha subito predazioni. «Premesso che parte dei sei branchi di lupi del Trentino sono condivisi con noi, perché si muovono arrivando fino al Friuli e alla Slovenia, non potremmo comunque adottare la stessa linea d’azione perché da noi i lupi sono sempre vicini alle case e alle malghe. Dovremmo, quindi, ricorrere sempre all’abbattimento». Montanaro ritiene, perciò, che vadano trovate altre soluzioni. «La prima dovrebbe essere un limite numerico in partenza, che stabilisca che, oltre un certo numero, i lupi debbano trovare altri parchi dove essere ospitati. Come abbiamo fatto noi, che abbiamo reintrodotto il lupo per motivi conservativi, così potrebbero fare altre zone, a beneficio dell’ecosistema. La seconda proposta è la più ovvia ed è quella della sterilizzazione. È pacifica, rispetta l’animale e avrebbe l’effetto immediato di bloccare la riproduzione incontrollata». Secondo Silvia Montanaro quello che manca in questo momento è soprattutto un’opera di formazione e un’informazione collettiva che spieghi a cittadini e allevatori come si muove il lupo, qual è il modo di cacciare del predatore e quali sono i sistemi più efficaci da utilizzare per difendere le bestie. «I recinti sono inutili, i dissuasori sono ridicoli, i cani sono di difficile gestione», spiega. «Soluzioni concrete e realistiche possono essere trovate solo dalla collettività, oltre gli steccati, partendo da una base formativa non superficiale e di parte». •

V.Z.

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