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Lupi in aumento
e sempre più vicini
«Pericolo ibridi»

Lupo in Lessinia, gli esemplari sono aumentati e le predazioni passate da 17 del 2012 a  175 del 2017
Lupo in Lessinia, gli esemplari sono aumentati e le predazioni passate da 17 del 2012 a 175 del 2017
Lupo in Lessinia, gli esemplari sono aumentati e le predazioni passate da 17 del 2012 a  175 del 2017
Lupo in Lessinia, gli esemplari sono aumentati e le predazioni passate da 17 del 2012 a 175 del 2017

Un tavolo provinciale sulla sicurezza per il problema lupi è stato convocato in Prefettura con la presenza del viceprefetto Angelo Sidoti e dei sindaci dell’Alta Lessinia oltre a Silvana Fasoli, rappresentate dell’associazione Salvaguardia rurale veneta. La materia sarebbe di competenza regionale, «ma l’assessore Giuseppe Pan ha scritto a tutte le prefetture delle Province dove è presente il problema perché si facciano carico di ascoltare le richieste dei primi cittadini dei territori interessati e si facciano portavoce delle loro ragioni al ministero dell'Ambiente», ha spiegato all’incontro il viceprefetto.

I sindaci si sono presentati con un documento sottoscritto da Italo Bonomi (San Mauro di Saline), Lucio Campedelli (Erbezzo), Raffaello Campostrini (Sant’Anna d’Alfaedo), Aldo Gugole (Selva di Progno), Nadia Maschi (Cerro), Claudio Melotti (Bosco Chiesanuova) e Alessandra Ravelli (Roverè).

Dopo aver illustrato la storia della presenza del lupo sui monti Lessini e l’ampliamento del suo areale, i sindaci hanno messo in evidenza l’andamento delle predazioni che sono partite da 17 nel 2012 con un crescendo continuo arrivando a 145 nel 2017 fino al 10 novembre. Sono in tutto, dall'inizio della presenza del lupo, ben 358 i capi predati, di cui 297 uccisi e 61 feriti o abbattuti per le lacerazioni riportate.

«Oltre al numero è inquietante la frequenza e i luoghi in cui avvengono gli attacchi», hanno osservato i sindaci, «con predazioni a distanza di soli 3-4 giorni o addirittura nello stesso giorno a dimostrazione della presenza di più branchi, per non parlare della vicinanza ai luoghi più frequentati dei centri abitati, perché in seguito alla chiusura della stagione dell’alpeggio i branchi si spostano in prossimità di paesi e contrade, fino a poche decine di metri dalle case».

Per i primi cittadini della Lessinia, «il fenomeno si accentua di anno in anno e di fronte a tale crescita risultano inadeguati e fallimentari i mezzi di difesa proposti dal progetto Life WolfAlps, che ha un approccio e una strategia non consoni alla rilevanza del problema».

I sindaci si sono fatti portatori anche della crescente apprensione della popolazione residente e dei turisti con l’approssimarsi dell’inverno e la presenza di studenti alle fermate degli autobus diretti a scuola quando è buio.

Tutti hanno sottolineato e sottoscritto quello che ritengono il dato più grave: «la presenza di lupi ibridi, negata fin dall’inizio dal progetto Lwa. È noto che sono più pericolosi per l’uomo, in quanto meno timorosi e si avvicinano maggiormente ai centri abitati e agli animali domestici, prediligendo questi alla fauna selvatica. La preoccupazione della popolazione a seguito di tale scoperta è aumentata e ci aspettiamo ora azioni diverse da parte delle istituzioni preposte, quali la cattura, la sterilizzazione e lo spostamento di questi soggetti in appositi spazi. In particolare vogliamo sapere quanti sono gli ibridi, in quale generazione si è verificata l'ibridazione, perché si utilizzino fondi pubblici per la conservazione del lupo autoctono per salvaguardare invece una specie ibrida. Chiediamo una risposta immediata», concludono i sindaci. «Di questo mi farò portavoce con la Regione», ha assicurato il viceprefetto Sidoti, «ed eventualmente anche con il ministero dell’Ambiente». V.Z.

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