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Lupi ibridi in Lessinia?
«Errore macroscopico»

Uno dei lupi fotografati in Lessinia
Uno dei lupi fotografati in Lessinia
Uno dei lupi fotografati in Lessinia
Uno dei lupi fotografati in Lessinia

Dopo l’annuncio che Giulietta, la lupa italica compagna di Slavc che vive in Lessinia da cinque anni, sarebbe un ibrido, Life WolfAlps interviene con un comunicato smentendo categoricamente questa ipotesi. A suffragare la teoria dell’ibrido c’era l’esito dei due tamponi eseguiti in località diverse, tra la primavera e l’estate scorse, su altrettante prede dei lupi, che avrebbero rivelato la presenza di un ibrido (incrocio di lupo con un cane).

Aveva già smontato questa teoria la biologa e responsabile del progetto Francesca Marucco, spiegando come poteva essere nato l’equivoco: si trattava di analisi genetiche non confrontate con il patrimonio accertato già da anni dei due lupi alpha che hanno generato il branco lessinico, oggi in espansione anche in altre aree del Veneto e del Trentino.

«È falso che Giulietta sia un animale ibrido: è l’ennesima bufala, particolarmente odiosa perché volta ad alimentare un clima di tensione e diffidenza che ostacola qualsiasi confronto su basi oggettive, che abbia come obiettivo una gestione efficace della situazione lupo in Veneto», sostiene Life WolfAlps.

Il patrimonio genetico di Slavc era stato determinato già in Slovenia al momento della cattura e del posizionamento del radiocollare per ragioni di ricerca. Quello di Giulietta come lupa appenninica è conosciuto grazie alle analisi condotte sia dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sia dal laboratorio di genetica statunitense National Genomics Center for Wildlife. I dati, oggetto di pubblicazioni scientifiche, dimostrano che i due lupi alpha del branco della Lessinia, e conseguentemente tutti i lupi nati all’interno di questo branco, sono lupi al cento per cento, come dimostrato anche da ripetute conferme su campioni raccolti negli anni successivi.

Ma come si è potuto allora avere due tamponi che parlano della presenza di almeno un ibrido nel branco?

«Il risultato rilevato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana è compatibile con l’assetto genetico di un discendente della coppia Slavc (lupo balcanico) e Giulietta (lupa appenninica)», riferisce Life WolfAlps, «riporta infatti che si tratta di un soggetto frutto dell’incrocio tra un lupo appenninico puro (il 50 per cento di Giulietta) e un soggetto sicuramente non lupo appenninico (altro 50 per cento da Slavc), ma che il laboratorio dell’Istituto non è in grado di identificare perché i dati non sono presenti nel database appenninico in quanto l’animale proviene dalla popolazione balcanica (e da qui la confusione nell’utilizzare il termine ibrido). Infatti l’incrocio tra Giulietta e Slavc non porta individui ibridi, ma lupi puri semplicemente più ricchi da un punto di vista di diversità genetica, perché derivanti dall’unione di due popolazioni della stessa specie, rimaste separate per due secoli. In ogni caso, per avere la conferma dell’identità del restante 50 per cento del campione non identificato dal laboratorio dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana, sarebbe sufficiente confrontare questi risultati grezzi parziali con i database dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale o del National Genomics Center, mentre è già chiaro da questo referto che il 50 per cento di lupo appenninico identificato nel Dna analizzato è puro e non può che venire dalla madre, Giulietta: lupa appenninica pura al 100 per cento».

I dati in mano all’associazione Salvaguardia rurale veneta parlano invece di «50 per cento di lupo non appenninico, 25 per cento lupo appenninico e 25 per cento cane», concludendo che si tratta di «un lupo maschio con grado di ibridazione F2», quindi figlio di un lupo balcanico e una lupa ibrida. «Si tratta di un errore macroscopico che sembra riconducibile a un vero e proprio tentativo di procurato allarme, la cui valutazione si lascia ai competenti organi di vigilanza», scrive Life WolfApls. «Nella migliore delle ipotesi si tratta per lo meno di una goffa semplificazione mirata a dimostrare che i lupi della Lessinia sono tutti ibridi, con l’obiettivo di rendere ulteriormente complessa e tesa la gestione locale del lupo, che merita tutta l’attenzione e la chiarezza possibili al fine di trovare soluzioni concrete», conclude Life WolfAlps, che riserva al fenomeno dell’ibridazione la massima attenzione perché «eventuali ibridi di prima o seconda generazione devono essere prontamente individuati e rimossi dalla popolazione selvatica, come prevedono i protocolli a livello nazionale. Pur non essendo stato identificato ad oggi alcun ibrido lupo-cane nella popolazione alpina, il rischio di ibridazione esiste. Vigiliamo attraverso il monitoraggio del lupo, partito in questi giorni su tutto l’arco alpino, sia attraverso il controllo dei cani vaganti».

Vittorio Zambaldo

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