<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Lessinia vietata No a moto e bici e scoppia la rivolta

Divieto di accesso per moto e biciclette sulla provinciale a Campofontana
Divieto di accesso per moto e biciclette sulla provinciale a Campofontana
Divieto di accesso per moto e biciclette sulla provinciale a Campofontana
Divieto di accesso per moto e biciclette sulla provinciale a Campofontana

È una furia la vicesindaca di Selva di Progno Elisabetta Peloso, che abita a Campofontana, frazione colpita dall’ordinanza della Provincia che chiude a moto e biciclette la strada provinciale 17A da San Bortolo a Campofontana e la provinciale 17Adir da Campofontana in direzione Durlo fino al confine con Vicenza. «È una vergogna ed è inaccettabile. È l’umiliazione di un territorio, una pessima immagine per tutti i frequentatori e soprattutto una pessima immagine della Provincia e più in generale dell’Italia e della sua incapacità di garantire risorse per gestire uno dei territori tra i più belli al mondo». Il provvedimento della Provincia stabilisce anche la riduzione della velocità a 30 chilometri orari su entrambe le strade per alcuni tratti più dissestati, motivandolo con il progressivo deterioramento della pavimentazione stradale causato dalle avverse condizioni meteo invernali. «Invece di intervenire con asfaltature si tappezzano le strade di segnaletiche: arrivano tanti cartelli quante sono le buche per evitare contenziosi e denunce: una situazione insostenibile e inaccettabile che crea ancora più astio e disaffezione. Capiamo le difficoltà della Provincia, ma quando le risorse sono poche vanno definite delle priorità. Le continue nevicate invernali hanno ridotto il manto in uno stato pietoso, per cui, se nell’iniziale programma di asfaltature la Provincia non aveva inserito il tratto della Sp 17A, da parte nostra è già da marzo che segnaliamo la necessità di intervenire e variare il programma per inserire i tratti più disastrati», insiste la vicesindaca che lancia una provocazione: «Perché non provano a mettere gli stessi divieti su qualche strada del lago per vedere che cosa succede?». Annuncia che è in arrivo un gruppo di tedeschi per il gemellaggio di domenica per la festa dei Trombini. Quattro di loro hanno già anticipato che arriveranno in moto e saranno sistemati in un albergo di Campofontana. «Cosa faremo? Li obbligheremo a lasciare le moto a San Bortolo e farsi 5 chilometri a piedi per andare a dormire? E chi da Campofontana scende in moto al lavoro deve usare un’auto?», rincara Peloso. Sui social domina l’indignazione: una mamma si chiede come farà la figlia a raggiungere Campofontana in motorino da Durlo fino alla fermata del bus per andare a scuola a Verona. «Non è solo una questione di turismo ma anche di necessità e dignità di una popolazione già abbastanza penalizzata su tutto», conclude Peloso, «le distanze dal lavoro sono da sempre un grande problema per chi, come me, abita quassù e ora queste distanze vengono aggravate da stati di conservazione del manto pessimi e divieti e cartelli ovunque, che anche dal punto di vista ambientale sono un pugno nell’occhio». Il consigliere regionale Stefano Valdegamberi è stato inondato di telefonate dai residenti: «Inconcepibile quello che è successo: costa più mettere i cartelli che una palata di asfalto per tappare le buche che ci sono. Invece che chiudere le strade basterebbe mettere un segnale di pericolo e l’obbligo di ridurre la velocità in attesa di sistemare il manto stradale. Aspettiamo da anni e perfino dei privati si sono offerti di intervenire a proprie spese pur di vedere riaperta la strada di Sprea e quella dei Cracchi, per le quali soldi sono già stati stanziati. Basta cartelli», conclude Valdegamberi, «sistemiamo le strade qui dove serve, perché altrove si sono asfaltate anche le strade che vanno nei boschi». •

Vittorio Zambaldo

Suggerimenti