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L’ultimo viaggio di Lino l’autista dei pellegrini

L’arrivo della bara e sotto la chiesa di San Rocco di Piegara gremita FOTO AMATO
L’arrivo della bara e sotto la chiesa di San Rocco di Piegara gremita FOTO AMATO
L’arrivo della bara e sotto la chiesa di San Rocco di Piegara gremita FOTO AMATO
L’arrivo della bara e sotto la chiesa di San Rocco di Piegara gremita FOTO AMATO

La piccola chiesa di San Rocco di Piegara ha faticato a contenere quanti hanno voluto accompagnare per l’ultimo viaggio il settantanovenne Lino Angelini, una vita da autista. Era lui che di solito portava in viaggio gli altri, fossero bambini e ragazzi sullo scuolabus del Comune, fossero coscritti per una gita turistica, fossero, come sempre più spesso era accaduto negli ultimi anni, pellegrini diretti a Medjugorje. Nella località dell’Erzegovina, meta di tanti pellegrinaggi mariani, aveva cominciato ad andarci ancora una trentina di anni fa, quando le strade non erano quelle di adesso e neanche i pullman avevano tutti i conforto di quelli moderni. «Ma andava avanti prima, in perlustrazione. Voleva capire e avere sicurezze, per poi portare tutti gli altri con un bagaglio di esperienza e di prudenza che tutti gli hanno sempre riconosciuto», ha ricordato dall’ambone uno degli undici sacerdoti che con il parroco don Orfeo Massalongo hanno concelebrato il rito delle esequie. Tante le testimonianze di affetto e fra tutte la più intima e commovente quella delle nipoti Francesca e Giulia che si sono rivolte a nonno con l’affetto delle «butine» come lui ha continuato a chiamarle anche se grandi e orgoglioso che avessero preso la patente: «Cambiavi pannolini e preparavi pappe; nonno premuroso, dolce, soprattutto uomo giusto. Grazie per l’amore infinito che hai dato alle tue bimbe. Ti terremo nei nostri cuori per sempre», hanno detto prima che un applauso di partecipazione risuonasse nella navata. Un incidente sul lavoro, da cui non era capace di staccarsi, nonostante l’età e proprio sotto un autobus, quella creatura che era stata la sua vita professionale, ha interrotto la sua vita e don Orfeo l’ha definita «una tragedia che lascia senza fiato, ma la fede ci assicura che la morte è un passaggio verso la festa che il Signore ha preparato dove troverà l'abbraccio di Maria che lui in vita ha tanto amato e insieme faranno festa con lui». Nei ricordi, a conclusione del funerale animato dalla Schola cantorum del paese e dal suono delle chitarre, sono intervenuti molti dei pellegrini accompagnati da Lino nei suoi viaggi, il gruppo del Primo sabato del mese e il Movimento Regina dell’Amore per raccontare che era uomo concreto, sensibile, discreto: «Oggi si fa finta di niente, invece bisognerebbe salutare, ringraziare, chiedere scusa», era la frase che ripeteva spesso e che i suoi amici si sono impegnati a rispettare come un testamento, per fare piccoli passi verso un mondo migliore. Fin da ragazzo, come ricorda il compaesano Bruno Corradi, Lino era appassionato di motori. Aveva fatto l’autotrasportatore finché era riuscito a raggranellare quel piccolo capitale che gli ha permesso di mettersi in proprio e organizzare il trasporto scolastico e turistico: «Aveva il pallino della meccanica e le mani sui suoi mezzi le metteva lui, perché sapeva come fare e gli piaceva sperimentare soluzione innovative». «Un uomo buono di carattere, sempre disponile, felice di renderti un favore», aggiunge l’ex sindaco Flavio Bicego, che è anche amico di famiglia, «la sua vita erano i mezzi e tutti i suoi programmi ogni giorno erano proiettati a quello che avrebbe fatto domani con questo pullman o con l’altro. Voleva sempre migliorare qualcosa e andava orgoglioso dei suoi risultati. Impossibile chiedergli di appendere gli arnesi al chiodo davanti a una passione così forte che solo la morte ha fermato». •

V.Z.

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