<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

I lupi ricolpiscono
«Basta, portiamo
a casa la mandria»

Una predazione dei lupi in Lessinia
Una predazione dei lupi in Lessinia
Una predazione dei lupi in Lessinia
Una predazione dei lupi in Lessinia

Altra predazione da lupi a Malga Lobbia e sempre ai danni dell’allevamento di Nicola, Luigi e Bruno Pagani. Una manza di 14 mesi è stata scoperta sabato pomeriggio da alcuni escursionisti che hanno avvertito in paese a Campofontana del ritrovamento.

Domenica mattina con i proprietari e numerosi compaesani erano sul posto il veterinario dell’Ulss 9 e i carabinieri forestali del comando stazione di Tregnago per i rilevi e l’accertamento della predazione, che è stato confermato essere di lupo.

È il quinto capo che i Pagani perdono in questa stagione: di quattro è stata verificata la predazione da lupo, mentre di un quinto non è ancora stata trovata la carcassa dopo otto giorni che è stata notata l’assenza della manza dalla mandria.

Anche quest’ultima alpeggiava sui pascoli della Lobbia e il corpo era completamente sventrato nella parte posteriore, con profonde incisioni dei canini sul collo: si trova ora a un centinaio di metri da Malga Porto di Sopra, a circa 1.500 metri di quota in un punto chiamato Pian della Madonnina, che è raggiungibile solo a piedi. Questo aggiunge un problema in più per lo smaltimento della carcassa. Il veterinario ha lasciato due opzioni possibili: o il prelievo e lo smaltimento come previsto dalla legge da una ditta specializzata, o il seppellimento sul posto, previa autorizzazione del sindaco che rappresenta l’autorità sanitaria.

«DECIDEREMO che cosa fare nelle prossime ore», hanno detto i proprietari, «perché non è facile né trasportare il capo altrove né il seppellimento, tutte operazioni che devono essere fatte manualmente, non essendo possibile far arrivare sul posto nessun mezzo se non l’elicottero. Per noi resta dov’è, e chi ha autorità deciderà cosa fare».

Sono esasperati i proprietari per le incombenze burocratiche e per il ritardo nelle risposte alle domande fatte già da diverse settimane: «È ancora del 21 luglio la richiesta alla Regione di recinti per l’intera Malga Lobbia», denuncia Nicola, «lunedì della settimana scorsa ho inviato una mail certificata e sto ancora aspettando una risposta. Per evitare altre predazioni sono costretto a portare a casa l’intera mandria».

«Si tratta di un rientro anticipato di 50 giorni e questo è un grosso problema per i costi di mantenimento che comporta. Vorrei una risposta da chi sa: chi mi rimborserà i soldi in più che spendo per mantenere questi capi in stalla?» si chiede Luigi.

Il prezzo del fieno, anche a causa della stagione siccitosa, è già schizzato a 15 euro al quintale: una stalla di medie dimensioni consuma fino a tre rotoballe di fieno al giorno, ciascuna delle quali ha un peso fra i 2,5 e i 3,5 quintali. Sono costi impensabili: «Certo, ma qui non possiamo tenerle, rischiando di perdere altri capi», commenta Bruno, «e vorrei che la stessa fine che hanno fatto le nostre vacche fosse riservata anche a chi difende i lupi. E avrei anche qualcosa da dire al nostro sindacato Coldiretti: non ci sta affatto difendendo perché sono persone che vivono in città e non hanno mai provato la vita di montagna nelle nostre condizioni».

ENRICO BELTRAMINI, presidente dell’associazione Salvaguardia rurale veneta, mette in guardia sull’uso dei recinti: «L’ultima predazione ad Asiago, con i lupi saltati dentro il recinto dove hanno predato cinque pecore, dimostra che i recinti non servono. Se quelli per bovini ritengono che funzionino, perché non li montano sull’intera proprietà come hanno chiesto i Pagani? Vogliamo che la malga sia chiusa ai lupi e anche ai turisti, perché o si convive tutti, o si sta tutti a casa».

Elisabetta Peloso, vicesindaca di Selva di Progno ribadisce che «questa non è terra per lupi. Tutte le soluzioni proposte sono dei palliativi inefficaci e impraticabili. Se dovessimo fare un recinto per la notte i proprietari dovrebbero venire ogni sera a cercare su un territorio vastissimo le loro manze e trasferirle all’interno.

Una volta finito dovrebbero liberarle perché sarebbe già mattino. Sono soluzioni ridicole e vergognose, da esperti da salotto. Quello che ribadiamo è che ci sono già le condizioni per applicare le deroghe della normativa Habitat: pericolosità per l’uomo, insostenibilità per l'economia locale e danno alle altre specie selvatiche.

A questo punto manca solo la volontà di intervenire, ma siamo stufi di attendere i tempi della volontà politica. È ora di muoversi e di fare rete anche con le altre regioni che la pensano nello stesso modo per convincere il ministero a gestire e risolvere il problema come deve essere fatto», conclude.

Vittorio Zambaldo

Suggerimenti