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«I dati genetici sono certi
Ma possibili altre ipotesi»

Diego Lonardoni, direttore del Parco naturale regionale
Diego Lonardoni, direttore del Parco naturale regionale
Diego Lonardoni, direttore del Parco naturale regionale
Diego Lonardoni, direttore del Parco naturale regionale

La notizia della possibile presenza di ibridi fra i lupi della Lessinia non coglie di sorpresa Diego Lonardoni, direttore del Parco naturale regionale, che da quando è presente la coppia Slavc e Giulietta segue gli eventi in prima persona, «e soprattutto dal loro primo comparire ci è sempre stato detto, da tutti gli esperti che abbiamo consultato, che quello dell’ibridazione è un problema con i quale avremmo potuto fare i conti nel corso degli anni», esordisce, ma ci tiene a precisare che «quello di cui io posso parlare sono solo le carte che abbiamo in mano e queste esplicitano chiaramente che nei reperti raccolti il 6 giugno 2012 nel Vajo delle Ortighe e analizzati dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, risultavano dalle analisi genetiche due esemplari diversi appartenenti alla specie “canis lupus”: uno di popolazione balcanica di genere maschile e l’altro di popolazione italiana e di genere femminile. Questi sono i dati di laboratorio e a questi mi attengo».

Ma esistono tamponi di predazioni che indicano invece la presenza di ibridi: «Su questo noi siamo perdenti in partenza per l’incredibile ritardo che abbiamo nei risultati, in quanto per la convenzione con il Progetto Life WolfAlps i nostri tamponi non finiscono subito in laboratorio, ma vengono accumulati in attesa di una spedizione collettiva al Carnivore Genetic Laboratory dell'U.S. Forest Service di Missoula, nello stato americano del Montana, da dove i risultati ritornano dopo un anno». In attesa di scoprire che cosa sia stato raccolto dai veterinari, carabinieri forestali e guardiaparco, l’ipotesi di ibridi certificata da tamponi fatti analizzare dall'associazione Salvaguardia rurale veneta è ammissibile? «È legittima e possibile e può essere suffragata da altri dati che io in questo momento non ho. Lungi dal pensare che il Parco o la Regione vogliano nascondere qualcosa se esiste la possibilità di scoprire evidenze diverse che pongono altre questioni sulla materia grandi carnivori in Lessinia. Posso solo aggiungere, quasi alla fine di una stagione che è stata durissima per il numero di predazioni (finora 134), che se fosse confermata la presenza di ibridi il problema andrebbe affrontato in maniera diversa, ma tocca a chi ne sa più di me in materia e deve decidere. La questione verrà sollevata al prossimo tavolo tecnico regionale, che è la sede migliore per affrontarla, in quanto il problema non è solo della Lessinia, ma di tutto il territorio regionale dove il fenomeno dei grandi predatori è comparso», precisa Lonardoni. Del resto nel prospetto delle 137 predazioni del 2017 quelle attribuite a canide sono 11 e l’escalation registrata in Lessinia orientale la scorsa estate, da dove arriva il primo tampone dello scorso aprile con il Dna di un ibrido, potrebbe essere in correlazione con queste nuove presenze. V.Z.

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