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Gestione dei lupi, la Regione chiede più autonomia

Un lupo fotografato in marzo in Lessinia da Francesco Romito
Un lupo fotografato in marzo in Lessinia da Francesco Romito
Un lupo fotografato in marzo in Lessinia da Francesco Romito
Un lupo fotografato in marzo in Lessinia da Francesco Romito

Anche la Regione Veneto si è messa sulla stessa linea delle Province autonome di Trento e Bolzano per gestire per proprio conto la deroga prevista dalla direttiva europea Habitat in materia di lupi e orsi. Ha dunque chiesto di poter dialogare in materia direttamente con l’ Ispra e non, come previsto finora, solo attraverso il ministero dell’ Ambiente. Lo ha rivelato Andrea Comacchio, direttore della Direzione regionale Agroambiente, caccia e pesca, in una conferenza organizzata venerdì scorso dall’Università Ca’ Foscari per un master in amministrazione e gestione della fauna selvatica. È del 10 maggio infatti il parere favorevole della Conferenza delle Regioni al Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, condizionato all’accoglimento di una proposta di emendamento in cui si dice che «le Regioni e le Province autonome, sentito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, provvedono direttamente, limitatamente alle specie orso e lupo, e comunicano al ministero dell’Ambiente, senza ritardo e comunque non oltre 15 giorni, le deroghe concesse». C’è solo da ricordare che la direttiva Habitat concede le deroghe per la cattura e l’abbattimento di lupi e orsi soltanto a due condizioni irrinunciabili: che la popolazione sia stabile e che siano stati prima messi in atto senza successo tutti i sistemi di prevenzione alle predazioni. La popolazione di lupi in Lessinia è presente da sei anni e quindi non è ancora definibile come stabile. Il concetto espresso dall’ emendamento è entrato anche tra i punti del protocollo che la Regione Veneto si prepara a stringere con Coldiretti, organizzazioni degli allevatori e dei produttori lattiero - caseari per fronteggiare i danni arrecati dalla presenza del lupo. Il documento che verrà sottoscritto da Coldiretti, Arav (Associazione regionale allevatori), grandi caseifici (Lattebusche, Latterie Vicentine, Latteria Soligo) e da tre consorzi di tutela dei formaggi (Asiago, Monte Veronese e Montasio) impegna la Regione a proseguire il monitoraggio sull’effettiva distribuzione del lupo, a rilevare la presenza di eventuali ibridi cane - lupo, nonché a coordinare gli organi competenti per affrontare il problema dei cani vaganti. Si impegna altresì a coprire la totalità dei costi sostenuti per l’installazione dei recinti elettrificati e per l’acquisto di cani da guardiania; a contribuire all’adozione di ulteriori sistemi di protezione del bestiame, come la presenza di vigilanti nelle malghe e sui pascoli; ad erogare gli indennizzi non oltre tre mesi dopo l’avvenuto accertamento del danno e, infine, a promuovere iniziative di informazione e formazione degli allevatori per prevenire le perdite da predazione. «L’importanza del protocollo», commenta l’assessore regionale all’ Agricoltura, caccia e pesca Giuseppe Pan, «sta nel valorizzare tutti gli strumenti e le strategie di prevenzione e nel responsabilizzare gli allevatori e le categorie economiche ad avvalersi di tutte le misure messe in campo dalla Regione per contenere al massimo i danni». «Confermo l’orientamento a chiedere, in sede nazionale ed europea», prosegue l’assessore, «una revisione della bozza del Piano di gestione e della direttiva Habitat, in modo da poter avere più strumenti per contemperare le esigenze di tutela di una specie protetta, importante per l’ecosistema, con quelle degli allevatori». Idea condivisa da Confagricoltura, che ritiene non si possa fare pianificazione territoriale, soprattutto faunistica, per confini amministrativi: «Non possono valere deroghe in base agli statuti speciali: ci deve essere un piano che, per territori omogenei, sia uguale per tutti», sottolinea Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona. «Quello dei lupi è un problema non solo trentino e veronese, ma nazionale, che va affrontato in un’ottica più ampia. Guardiamo con grande preoccupazione alla presenza del lupo nelle aree montane», sottolinea Ferrarese, «dove vacche, pecore, asini hanno perso la capacità di difendersi da soli: sono diventati animali che producono beni per l’uomo e hanno diritto ad essere protetti. Questi diritti diventano doveri per l’allevatore, che pone la protezione dei suoi animali al primo posto, quasi come si trattasse della propria famiglia. Perciò vediamo con favore l’abbattimento dei lupi quando il numero delle predazioni divenga insostenibile e la carneficina conduca alla rinuncia all’alpeggio e di conseguenza allo spopolamento della montagna». •

Vittorio Zambaldo

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