<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Educazione fisica, il tango insegna il gioco di squadra

Lezione di tango in palestra   FOTO AMATO
Lezione di tango in palestra FOTO AMATO
Lezione di tango in palestra   FOTO AMATO
Lezione di tango in palestra FOTO AMATO

Il tango entra a scuola e affascina i giovani studenti delle medie di Cerro, superando la titubanza dei maschietti verso tutte quelle attività che poco hanno da spartire con il gesto atletico. Invece nel tango, dove è l’uomo a condurre e la donna a seguire, emergono tutte le timidezze e le incertezze del caso, perché condurre non vuol dire imporre e seguire non significa subire: se non c’è intesa non c’è armonia e ci si pesta i piedi. L’hanno messo subito in chiaro Graziano Fenzi e Marina Bertoldi, entrambi insegnanti di educazione fisica e membri di Ocho adelante, l’associazione sportiva dilettantistica di Verona e Mantova che prende nome proprio da uno dei passi più vecchi del tango, «l’otto avanti» appunto. «L’idea di divulgare il tango a scuola è nata nel 2011 da una collaborazione con una collega insegnante di musica», raccontano, «è poi diventato un progetto preceduto da un corso gratuito di formazione per gli insegnanti, dove presentiamo quello che faremo con gli studenti». «Non è ballo ma attività di relazione, lavoro fatto insieme: all’inizio è un’impresa creare le coppie, anche solo chiedere di dare la mano alla propria compagna, vincere il pregiudizio che il ballo del tango sia una cosa da vecchi, ma appena mostriamo concretamente che è come giocare a basket, dove il contatto fisico è palese, con trattenute e finte, crolla la visione del ballo come esercizio fine a se stesso e diventa gioco di relazione», sottolinea Fenzi, «e in più la musica insegna a muoversi ascoltando l’altro». Sono ragazzi che magari assistono ai concerti dei loro beniamini, o vanno in discoteca, ma sempre con la faccia rivolta al palco e alle spalle di chi sta davanti: qui sono costretti a entrare in relazione con mani, piedi e occhi di chi hanno di fronte. Alle medie di Cerro, grazie alla promozione che ne ha fatto l’insegnante di educazione fisica Giuliana Ardevi, il corso è attivo da tre anni: dopo il primo ciclo di due ore per due incontri settimanali, sono stati i ragazzi e le ragazze stessi del secondo anno a chiedere di poter continuare anche nel pomeriggio fuori orario scolastico. «Dopo aver partecipato ai corsi di formazione per insegnanti ho pensato di proporlo come Progetto benessere, in collaborazione con l’insegnante di musica e i risultati sono stati subito evidenti anche nelle relazioni in classe», rivela la docente. «I maschietti, che si sentono in inferiorità rispetto alle ragazze più sviluppate a quest’età, si rifugiano nel calcio dove esaltano la loro parte più aggressiva, ma quando si avvicinano al tango scoprono un ruolo di leader che deve essere comunque carico di attenzione per la partner per condurla e farsi seguire ed è più difficile e impegnativo, dal punto di vista della relazione, che scaricare la propria aggressività sulla palla o sulle gambe degli avversari», osservano gli insegnanti. Il dirigente scolastico Alessio Perpolli ha voluto assistere alla prima lezione ed è rimasto sorpreso dai progressi evidenti già nella prima ora: «Non abbiate paura di lasciarvi andare, so che tanti pensano che sia deprimente misurarsi con questo», ha detto rivolto agli studenti, prima di uscire dalla palestra, «e voi ragazze aiutate i vostri amici a imparare a parlare anche questo linguaggio». «Il nostro desiderio di docenti», confida il dirigente scolastico, «è quello di dare ai ragazzi l’opportunità di usare un linguaggio poco consueto, soprattutto fra i maschi, per acquisire competenze diverse da quelle che appartengono alla scuola tradizionale, ma che hanno uguale dignità e che ci permettono di esprimere emozioni e di entrare in relazione con gli altri in modo maturo». •

V.Z.

Suggerimenti