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Allarme Lessinia «Tagliati fuori dalla Regione»

La riforma del’amministrazione delle area protette del Veneto è tortuosa: come la strada di Podesteria nel parco della Lessinia
La riforma del’amministrazione delle area protette del Veneto è tortuosa: come la strada di Podesteria nel parco della Lessinia
La riforma del’amministrazione delle area protette del Veneto è tortuosa: come la strada di Podesteria nel parco della Lessinia
La riforma del’amministrazione delle area protette del Veneto è tortuosa: come la strada di Podesteria nel parco della Lessinia

La seconda commissione regionale (Politiche del territorio) ha iniziato a prendere in esame, giovedì scorso, la riforma dell’ amministrazione delle aree protette del Veneto e l’orientamento finora delineato dagli interventi dei commissari va nella linea opposta a quella indicata e sperata dai sindaci e dai proprietari di terreni all’interno del Parco naturale regionale della Lessinia. L’allarme lo lancia il consigliere regionale Stefano Valdegamberi parlando senza mezzi termini di «esproprio». Il Parco e il suo controllo verrebbero tolti ai legittimi proprietari, i titolari dei terreni, i sindaci, le amministrazioni locali, per essere dato in mano a politici e burocrati di nomina politica. L'accordo pare essere trasversale all’interno della Commissione e trovare il consenso della maggioranza delle forze politiche anche di minoranza. «L’ipotesi era che il Parco fosse gestito da un direttivo con quattro amministratori di nomina dei Comuni, uno dei quali in rappresentanza dei proprietari terrieri e il quinto, con diritto di presidenza, sarebbe dovuto essere di nomina regionale. Invece in Commissione sta passando la linea che saranno tre membri nominati dalla Regione, o meglio dal Consiglio regionale dei quali uno riservato di diritto alle minoranze e due indicati dai Comuni», spiega Valdegamberi ricordando che «sì la legge non è fatta solo per la Lessinia, ma per tutte le aree protette del Veneto, ma era sempre stato garantito che per l’altopiano Veronese ci sarebbe stata un’eccezione come di fatto c’è per il Parco delle Dolomiti d’Ampezzo, retto dalla Regole che altro non sono che un consorzio di proprietari. Diversamente siamo di fronte all’ennesima spartizione politica e io non mi ci riconosco in questa strana alleanza che va da destra a sinistra prendendo sottobraccio gli ambientalisti», sbotta Valdegamberi, temendo che nel mese di maggio la proposta venga discussa e approvata in Commissione. Sono senza parole i sindaci dell’alta Lessinia che lo scorso anno avevano sottoscritto un documento comune inviato in Regione come emendamento al progetto di legge regionale 143 sulle aree protette dove chiedevano: che il presidente del Parco fosse eletto non dal presidente della giunta regionale, ma dalla Comunità del Parco fra i cinque componenti del Consiglio direttivo. Questo a sua volta sarebbe dovuto essere espressione della Comunità e non eletto dal presidente della giunta regionale, come prevede invece il progetto di legge. La Comunità del Parco, secondo i sindaci, avrebbe dovuto prevedere al suo interno anche un rappresentante dei proprietari dei fondi compresi nelle aree del Parco e designato da almeno dieci altri rappresentanti dei proprietari terrieri. Infine sul finanziamento i sindaci chiedevano che prima di far ricorso a eventuali risorse erogate da altri enti pubblici e soggetti privati, fossero le risorse finanziarie erogate dalla Regione a contribuire alle disponibilità di bilancio per le aree naturali protette. Ma tutto questo pare destinato a restare nel mondo dei sogni, salvo ripensamenti o deroghe, come chiede Valdegamberi per la Lessinia e come sarebbe previsto per le Dolomiti d’Ampezzo. «Ma c’è anche il discorso della nuova perimetrazione del Parco, con l’individuazione delle nuove aree pre-parco che è ferma da un anno», lamenta Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova, «e ci sono progetti importanti in ballo, come la sistemazione di San Giorgio che non potranno partire con i fondi dei Comuni di confine se prima non sarà cambiata la legge che impedisce di spostare anche solo un sasso dentro l’area protetta». •

Vittorio Zambaldo

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