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Personale carente Medicina di gruppo a rischio chiusura

La segreteria della medicina di gruppo del Chiarenzi
La segreteria della medicina di gruppo del Chiarenzi
La segreteria della medicina di gruppo del Chiarenzi
La segreteria della medicina di gruppo del Chiarenzi

Medicina di gruppo verso una morte lenta per carenza di personale? A Zevio si moltiplicano le voci di pericolo per il servizio che fino a poco tempo fa raggruppava 12 camici bianchi, anche di Palù e Ronco, in spazi lasciati liberi dall’ospedale Chiarenzi dismesso dalla Regione. Due professionisti se ne sono già andati per limiti d’età e altri due faranno la valigia entro la fine dell’anno per lo stesso motivo. Se però, come sembra, non saranno sostituiti, la medicina riunita in team rischia il depotenziamento a causa della probabile dispersione dei pazienti: al numero degli utenti sono agganciati infatti i finanziamenti necessari a garantire l’apertura della segreteria e l’assistenza infermieristica, dalle 8 alle 20, su cinque giorni la settimana. I medici del centro zeviano confermano l’allarme sostenendo di premere da tempo sull’Ulss 9 Scaligera affinché provveda alle sostituzioni, rimanendo tuttavia «inascoltati». Le motivazioni della «sordità» andrebbero ricercate in campo burocratico: «Non c’è ancora un regolamento che disciplini la questione». I medici affermano di avere un esercito di assistiti: quasi 16mila persone e di operare in gruppo al Chiarenzi assicurando anche l’apertura degli ambulatori periferici. Nella sede centrale il servizio infermieristico garantisce medicazioni, iniezioni, fleboclisi, vaccinazioni, segue malati cronici, effettua olter pressori, elettrocardiogramma, spirometrie e altro ancora. «Ci siamo persino offerti di occuparci dell’hospice del Chiarenzi quando sembrava prendesse il via, non ne abbiamo saputo più nulla. Se non cambia qualcosa entro la fine dell’anno la nostra medicina integrata andrà gradualmente a morire, non a causa dei medici ma perché verrà a mancare il personale», avvertono i dottori. «Eppure costiamo poco e recuperiamo soldi perché siamo attenti a contenere la spesa farmaceutica. Tuttavia siamo considerati l’ultima ruota del carro: la dirigenza Ulss non è mai venuta qui da noi». PER I MEDICI la tanto sbandierata medicina sul territorio avrebbe le gambe corte: «Ci sono voluti anni per far decollare la medicina di gruppo e quando è avvenuto la Regione dice che costa troppo». Per la verità che costi troppo e che non porti i benefici previsti, quanto a decongestionare i Pronto soccorso, lo dice anche la Corte dei conti, oltre che l’assessore alla Sanità Luca Coletto. Tant’è che è attesa la revisione organizzativa della medicina territoriale. Per quando non si sa. Per contro, il sindacato, e pure la magistratura contabile, sostengono che prima del cambio di rotta andrebbero valutati costi e benefici. Polemicamente, il sindacato aggiunge che intanto i veneti hanno fatto fronte ai bisogni della nuova salute attingendo dai propri portafogli. Nella vicenda dice la sua anche la direzione dell’Ulss 9: «A seguito del pensionamento, il turnover dei medici di medicina generale è regolamentato dall’accordo collettivo nazionale. Ad aprile, per il secondo semestre dell’anno precedente, e ad ottobre, per l’anno in corso, la Regione pubblica l’elenco degli ambiti carenti, che le Aziende formalmente comunicano alla Regione rispettivamente il 1°marzo per l’anno precedente e il 1° settembre dell’anno in corso. La copertura della zona carente avviene poi utilizzando la graduatoria regionale». «C’è dunque», rimarca l’Azienda Scaligera, «una procedura obbligatoria e ci sono tempi da rispettare (mediamente sei mesi) che non è possibile anticipare in previsione del pensionamento del medico. Quindi non si tratta di essere immobili: le regole vanno rispettate». Per poi concludere: «Quello che prioritariamente l’Ulss deve garantire è la continuità dell’ assistenza, che avviene con assoluta tempestività, incaricando temporaneamente un medico nella zona ove il medico di medicina generale ha cessato l’attività convenzionale. Va infine ricordato che l’adesione di un professionista alla medicina di gruppo è libera e volontaria ed è subordinata all’accettazione discrezionale del gruppo di medici cui il professionista ha chiesto di aggiungersi». •

Piero Taddei

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