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«Il duce venne in colonia
Ma io non me lo ricordo»

Era di salute cagionevole, Virginio Marchi. Aveva sempre il raffreddore e la tosse. «Avevo cinque anni e stavo sempre male», racconta oggi nella sua casa di Raldon, «e mia madre Rosa chiese al medico di farmi mandare in colonia. Eravamo molto poveri, non sapevamo neppure che cosa fosse il mare. Accettarono la sua domanda: a giugno sarei andato a trascorrere un mese a Cesenatico».

«MI RICORDO ancora la mattina in cui mia mamma mi accompagnò a prendere il treno: ci radunarono tutti nel piazzale davanti a Porta Nuova, saremmo stati in trecento bambini. Io ero tra i balilla, poi c’erano i figli della lupa e poi i moschettieri. Da lì a poco ci hanno fatto salire su un treno a vapore». Per Virginio, che non andava ancora alle elementari, il ricordo di quel mese a Cesenatico è molto piacevole.

«AVEVO UN LETTO tutto mio, in colonia. Facevo colazione, mangiavo, giocavo con gli altri bambini e il pomeriggio facevo il bagno. A casa tutto questo non c’era. E poi mi ricordo della frenesia di qualche settimana dopo. Noi bambini dovevamo preparare delle statue di sabbia e aiutare ad abbellire la nostra colonia perché di lì a qualche giorno sarebbe arrivata in visita una persona molto importante. Dicono sia venuto il duce ma per me, nei miei cinque anni, quegli omoni in divisa erano tutti uguali e francamente, Mussolini, io non me lo ricordo». S.M.

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