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«Ti ho tanto voluto e amato Ora vivrai in altre persone»

Chiesa gremita per il funerale di Massimiliano Zagnoni Cecchi: molti sono rimasti sul sagrato FOTO AMATOUn collage delle foto di Massimiliano esposto in chiesa
Chiesa gremita per il funerale di Massimiliano Zagnoni Cecchi: molti sono rimasti sul sagrato FOTO AMATOUn collage delle foto di Massimiliano esposto in chiesa
Chiesa gremita per il funerale di Massimiliano Zagnoni Cecchi: molti sono rimasti sul sagrato FOTO AMATOUn collage delle foto di Massimiliano esposto in chiesa
Chiesa gremita per il funerale di Massimiliano Zagnoni Cecchi: molti sono rimasti sul sagrato FOTO AMATOUn collage delle foto di Massimiliano esposto in chiesa

Un inno alla famiglia, alla comunità, all’amore. Così tenero, avvolgente e struggente, da togliere il respiro. Quell’amore che ha reso unico e indimenticabile Massimiliano in famiglia, al lavoro, tra gli amici, con l’amata Alessia. È stato un inno all’amore e alla fede il funerale di Massimiliano Zagnoni Cecchi, il trentatreenne di Rivoli dirigente alla Cromsource che ha perso la vita in moto mercoledì 24 a Verona per un incidente stradale. Da quel giorno tutto è cambiato per la mamma Oriana Zerbini e il papà Piero Zagnoni, gli zii Serena, Carlo e Daniela, il cugino Silvio cresciuto con Massimiliano e per il quale era un fratello maggiore. Commuovente il suo ricordo di «Mao»: «Manager pieno di talento e impossibile da descrivere, bisognava conoscerlo». Intense le parole della mamma Oriana nel descrivere il figlio «tanto voluto e tanto amato, uomo affettuoso e dolcissimo, esuberante e pieno di vita». Toccanti tutte le testimonianze condivise da familiari, colleghi e amici durante la cerimonia funebre: «Caro Max, ti vogliamo bene. Siamo stati fortunati ad averti come collega e amico. Che dire ora dei tuoi abbracci o della tua caparbietà, o dei pugni sul tavolo quando le cose non andavano come volevi tu… Porteremo con noi la tua spensieratezza». Il funerale è stato concelebrato in una chiesa gremita dal neo parroco di Rivoli don Massimo Vecchini insieme a padre Marco Rovai, parroco della comunità fino a un paio d’anni fa, don Gianni Bazzoli, prete salesiano, e il diacono Claudio Brait. Pieni di luce, libertà, arcobaleni e cieli tersi, oltre che preghiere accorate a ritmo di chitarra, i brani cantati dal coro di Rivoli e Incanale. Li hanno sentiti anche tutte le persone rimaste fuori dalla chiesa, tra il sagrato, la canonica e la piazza, per ragioni di spazio. «Davanti all’orrore della morte, soprattutto di un uomo giovane, abbiamo bisogno di una risposta di senso», ha detto don Vecchini nell’omelia. «La morte è una realtà della vita, come il dolore, e il compito di Dio non è liberarcene, ma aiutarci a superarli. La morte resta un mistero inspiegabile. E allora dobbiamo chiederci: cosa rimane ora di Massimiliano? Rimane l’amore, tutto l’amore che ha ricevuto e tutto quello che ha saputo dare. Perché l’amore è più forte della morte». A Rivoli da poche settimane, il parroco si è rammaricato di non aver potuto conoscere il giovane e ha dato la parola alla madre Oriana. «Non è facile», ha ammesso lei, «ma lo devo a Massimiliano». Ne ha tracciato un ritratto, ha ricordato tutti coloro che l’hanno amato e cresciuto come un figlio, ringraziato i concittadini che si sono stretti attorno alla famiglia in questi giorni dolorosissimi. «Vi ringrazio tutti», ha detto, spiegando che la generosità del figlio continuerà anche dopo la sua morte grazie alla donazione degli organi. «Lui non vivrà solo nella nostra memoria, ma anche nelle persone cui ha donato la possibilità di continuare a vivere», ha concluso la mamma. Un applauso, alla fine, ha rotto il silenzio e si è sciolto in abbracci, baci, carezze. Nel nome della tenerezza, nel nome di Massimiliano. •

Camilla Madinelli

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