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Tav, il ministero ritira il progetto in Corte dei conti

Per i no Tav è un colpo di scena, per Governo e ministeri routine. Ha suscitato clamore la notizia che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) ha chiesto il ritiro del progetto definitivo della Tav Brescia - Verona dall’esame della Corte dei conti, dove era in corso l’istruttoria di controllo preventivo della delibera 42/2017 con cui a luglio il Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica) ha approvato il progetto del lotto Brescia est-Verona, costo 2,5 miliardi di euro. Il parere della Corte dei conti è l’ultimo scoglio prima che la delibera diventi efficace. La notizia ha creato scompiglio, soprattutto alla luce delle prossime elezioni e dei proclami che dal 2014 si susseguono sull’ avvio dei cantieri. Il ritiro è stato confermato da fonti interne alla Corte dei conti, che già a dicembre aveva sospeso l’istruttoria chiedendo integrazioni documentali al Mit e al ministero dell’Economia e delle Finanze. Un ginepraio di passaggi che il mese scorso aveva portato alla diffusione della notizia (errata) che la delibera aveva ottenuto l’imprimatur della Corte dei conti. Ieri il Coordinamento no Tav ha scritto: «Il progetto sarebbe stato ritirato dal ministero per procedere a modifiche progettuali, l’auspicio è che il buon senso prevalga e che il progetto venga definitivamente ritirato». In serata è però arrivata la smentita del Mit: «Il ministero non ha richiesto modifiche progettuali relativamente alla delibera 42/2017 sul progetto definitivo della tratta Av/Ac Brescia-Verona. Le precisazioni richieste», continua la nota, «sono finalizzate a completare l’istruttoria e a fornire gli elementi che consentano quanto prima la registrazione della delibera da parte della Corte dei conti». La deputata veronese del Pd Alessia Rotta spiega: «La Corte ha chiesto modifiche contabili, il progetto è stato ritirato per ripresentarlo con le integrazioni al Cipe che si riunirà il 19 febbraio, poi tornerà alla Corte. Cambia poco in termini di tempo». Non è d’accordo la collega del M5s Francesca Businarolo: «Il ritiro del progetto porterà ulteriori ritardi e per fortuna: la Tav è un’opera inutile, costosa e ad alto rischio corruzione». Ieri è stato il giorno dell’ udienza davanti al Consiglio di Stato per l’appello del Coordinamento no Tav e altri soggetti, privati e associazioni, contro gli atti con cui il Governo ha dato giudizio positivo sul progetto della Brescia-Verona, determinandone l’approvazione. «Ho chiesto il rinvio dell’udienza per conoscere la portata del ritiro del progetto da parte del Mit», spiega Fausto Scappini, legale degli no Tav, «ma gli avvocati di Cepav Due e Rete ferroviaria italiana si sono opposti minimizzando il provvedimento: ora aspettiamo la sentenza». •

K.F.

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