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Rapina con pistola e ascia minacciata bimba di 9

La villetta teatro della rapina il 4 gennaio 2017: in casa nonna e nipotina in vacanza per le ferie natalizie. La casa è a Cavalcaselle, piuttosto isolataIl tenente Longo con il capitano Beneduce durante la conferenza stampa FOTOSERVIZIO DIENNE
La villetta teatro della rapina il 4 gennaio 2017: in casa nonna e nipotina in vacanza per le ferie natalizie. La casa è a Cavalcaselle, piuttosto isolataIl tenente Longo con il capitano Beneduce durante la conferenza stampa FOTOSERVIZIO DIENNE
La villetta teatro della rapina il 4 gennaio 2017: in casa nonna e nipotina in vacanza per le ferie natalizie. La casa è a Cavalcaselle, piuttosto isolataIl tenente Longo con il capitano Beneduce durante la conferenza stampa FOTOSERVIZIO DIENNE
La villetta teatro della rapina il 4 gennaio 2017: in casa nonna e nipotina in vacanza per le ferie natalizie. La casa è a Cavalcaselle, piuttosto isolataIl tenente Longo con il capitano Beneduce durante la conferenza stampa FOTOSERVIZIO DIENNE

Una bimba con una pistola puntata addosso, una nonna minacciata. Rapinate per sbaglio, perchè i rapinatori pensavano di essere entrati nella casa di un ristoratore. In casa, quella sera c’erano Maria Giovanna Perina, una nonna ultrasettantenne e la nipotina di nove anni. Erano le vacanze di Natale, e la piccola, che vive in un’altra provincia, era ospite dalla nonna. Era la sera del 4 gennaio 2017. Via San Lorenzo a Castelnuovo. Prima serata. Nonna e nipotina stanno guardando la tv, in due stanze diverse. Un attimo dopo la vita di entrambe cambierà per sempre. Perchè uno choc simile fai fatica a cancellarlo, anche se passa il tempo e i ricordi un poco si smorzano. In quella bella villetta, qualcuno sfonda la porta di legno non blindata, con un’ascia e piomba nell’abitazione. Sono due uomini con il passamontagna. Uno impugna un’ascia, l’altro una pistola. Prima vanno verso la donna e le dicono di indicare dove sta la cassaforte, ma la cassaforte non c’è, poi puntano la pistola contro la bambina. «Dicci dove tua nonna tiene la cassaforte». E ancora: «Chi altro c’è in casa? sono ancora al ristorante?». Una frase lì per lì incomprensibile, ma che verrà capita durante le indagini: i banditi avevano colpito nella casa sbagliata. Credevano che quella fosse l’abitazione di un ristoratore e ipotizzavano che nella cassaforte ci fossero gli incassi delle festività natalizie. I carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Peschiera hanno fatto indagini per 9 mesi. Ma alla fine arrivano a un nome. Confrontano impronte digitali, Dna, celle telefoniche, immagini di telecamere private e pubbliche tutto porta a: Jetmir Kumbulla, 29 anni, albanese, di Peschiera, con svariati precedenti penali, una famiglia, la sua, conosciuta dalle forze dell’ordine. Tutto è partito dalle tracce di sudore trovato dentro uno dei guanti in lattice abbandonati dopo la rapina sul muretto di recinzione della casa. In alcuni casi, quando il crimine lo richiede è possibile inserire nelle banche dati delle forze dell’ordine sia le impronte che il Dna, e per Kumbulla era stato fatto. I due banditi, quella sera, erano fuggiti con un bottino di 14 euro e un Ipad. Si erano portati via anche il cellulare dell’anziana. E le avevano detto di restare in casa e di non dare l’allarme, perchè loro avrebbero lasciato fuori un palo, a coprire la fuga. E avrebbe loro sparato se fossero uscite. Così la nonna ha atteso l’alba prima di andare da un vicino a chiedere aiuto. Ieri, in conferenza stampa, i carabinieri di Peschiera, il tenente Gerardo Longo che ha condotto le indagini e il nuovo comandante di Peschiera, capitano Salvatore Beneduce, hanno raccontato i dettagli delle indagini che hanno portato all’emissione di custodia cautelare a carico dell’albanese. Quando i carabinieri sono andati a prelevarlo a casa, lui è rimasto molto stupito, pensava di averla fatta franca. Da quando i sospetti si sono concretizzati, mettendo insieme un tassello dopo l’altro, i militari non lo hanno perduto di vista un giorno. Temevano che da un momento all’altro potesse espatriare. All’appello manca l’altro complice, ma non è detto che venga identificato a breve, le indagini non sono ancora chiuse. •

Alessandra Vaccari

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