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Piano marketing del Garda Il Consorzio striglia i Comuni

Giuditta Tabarelli (Bardolino)
Giuditta Tabarelli (Bardolino)
Giuditta Tabarelli (Bardolino)
Giuditta Tabarelli (Bardolino)

Il Consorzio Lago di Garda Veneto ha notificato quattro decreti ingiuntivi ad altrettanti comuni, Malcesine, Brenzone, Torri e Valeggio, per il mancato pagamento delle quote del piano marketing turistico sottoscritto nel 2014. Sono arrivati nei giorni scorsi i quattro decreti, firmati da un magistrato del Tribunale di Verona, e richiesti dallo studio legale Leoni-Conti. Il Tribunale ha intimato ai Comuni di pagare al Consorzio le rispettive quote del piano sottoscritto il 2 ottobre 2014 tramite un accordo tra Consorzio, Regione Veneto e Comuni. Il Consorzio aveva messo in piedi, a fine 2014, un piano di promozione turistica da poco più di 1 milione e 346 mila euro. La somma sarebbe stata coperta per metà dalla Regione, con un fondo statale per 673mila 240 euro, e per metà dai municipi di Affi, Bardolino, Brenzone, Bussolengo, Castelnuovo, Garda, Costermano, Lazise, Peschiera, Rivoli, San Zeno di Montagna, Torri e Valeggio. Prima della fine del 2014 il Consorzio aveva però cambiato natura giuridica divenendo «ente privato a fini di lucro». Fino a prima del cambio di natura, del Consorzio facevano parte anche gli stessi Comuni. I dubbi sulla legittimità di dare finanziamenti in via diretta dai Comuni a un soggetto totalmente privato erano stati sostenuti subito da tredici consiglieri di minoranza: Davide Benedetti, Ivano Brighenti e Michela Donatini a Brenzone, Adriano Boni, Barbara Gelmetti e Delia Scala a Costermano, Anna Codognola, Michela Bertamè e Donato Pellegrini a Garda e Daniele Bertasi, Giuditta Tabarelli, Pierangelo Zorzi e Pietro Meschi a Bardolino. I Comuni, «secondo quanto previsto dall'accordo», come si legge nell'atto notificato nei giorni scorsi, avrebbero dovuto «pagare in unica soluzione entro 60 giorni dalla presentazione della relazione conclusiva». Cosa però non avvenuta. Per questo il Consorzio guidato da Paolo Artelio aveva dapprima fatto arrivare diffide formali con solleciti di pagamento. A Brenzone, ad esempio, il sollecito era arrivato il 27 gennaio 2017 a firma del Consorzio, il 13 febbraio 2017 a firma dello studio legale e un terzo sollecito era arrivato il 18 dicembre 2017. Stessa cosa, con date diverse, anche negli altri comuni. Ma quanto dovrebbero dare i Comuni al Consorzio? In base ai valori dell’accordo sottoscritto nel 2014, Malcesine sarebbe in debito di 58 mila 876 euro, Brenzone di 21 mila 695, Torri di 19 mila 876 e Valeggio di 21 mila 93 euro. Le cifre riportate nei decreti ingiuntivi sono lievemente diverse ma, complessivamente, i quattro Comuni avrebbero un debito di 121 mila 540 euro circa col Consorzio, oltre alle spese legali. Perchè i municipi, finora, non hanno pagato questi soldi? Per capirlo bisogna fare un passo indietro e leggere tutti i pareri tecnici formulati all’epoca dagli uffici dei rispettivi centri: in tutti i casi, i ragionieri o i segretari comunali, o entrambi erano convinti che si sarebbero violate norme di legge se si fossero dati, senza bando di gara, questi soldi ad un soggetto privato con fini di lucro. Tuttavia tranne Peschiera che, poco dopo l’adesione, aveva revocato in autotutela 60 mila euro di contributi rispetto ai 110 previsti ed era uscita dall’accordo col Consorzio, tutti gli altri o hanno pagato, o non hanno revocato la delibera di adesione al progetto. Di qui la paradossale situazione di oggi secondo cui, indipendentemente dalla liceità amministrativa di fare o meno il progetto, si sarebbe nel frattempo consolidato l’obbligo giuridico per i Comuni di onorare gli impegni sottoscritti e mai revocati. Pagamenti che, tuttavia, potrebbero essere anche di interesse della Corte dei Conti, che potrebbe anche richiedere la restituzione dei soldi agli amministratori dei Comuni se venisse accertato che il progetto non si sarebbe potuto realizzare in quella forma. I Comuni «morosi» avevano ottenuto anche pareri legali a supporto della propria tesi, ma poi le revoche delle delibere non erano mai state fatte. Ora i sindaci devono risolvere la grana legale per affrontare la quale, entro metà ottobre, dovranno costituirsi con un avvocato dinanzi al tribunale di Verona nel caso volessero opporsi al decreto ingiuntivo. L’alternativa è pagare il debito che, altrimenti, potrebbe essere recuperato forzosamente dal Consorzio grazie al decreto ingiuntivo. •

Gerardo Musuraca

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