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La via sulla roccia la storia e le imprese di un vero «climber»

Maurizio Oviglia in arrampicata su «Blu Trad», a Capo Pecora in Sardegna FOTO SARA E MAURIZIO OVIGLIA
Maurizio Oviglia in arrampicata su «Blu Trad», a Capo Pecora in Sardegna FOTO SARA E MAURIZIO OVIGLIA
Maurizio Oviglia in arrampicata su «Blu Trad», a Capo Pecora in Sardegna FOTO SARA E MAURIZIO OVIGLIA
Maurizio Oviglia in arrampicata su «Blu Trad», a Capo Pecora in Sardegna FOTO SARA E MAURIZIO OVIGLIA

Arrampicatore e scrittore. Duemila «vie» di roccia aperte, dalle Alpi alla Sardegna, divenuta terreno d’avventura dei «climber» per suo merito, dall’Africa all’America Latina. Maurizio Oviglia sarà domani alle 21 in sala civica a Costermano, per presentare il suo libro «La linea invisibile». Una sorta di riassunto, tra prodezze tecniche ed emozioni, di una carriera alpinistica e sportiva «sulla verticale». Accademico e istruttore di arrampicata libera del Cai e socio dell’Alpine Club britannico, il suo curriculum ha all’origine, come per molti, le prime salite (un quattromila a soli 11 anni), seguendo lo zaino del papà, scomparso troppo presto, nel 1977. Da allora la montagna diventa la sua vera passione. Alle scalate si aggiunge presto anche l’attività scialpinistica. AUTODIDATTA. Arrampicatore autodidatta, apre la sua prima «via» in Val di Susa. È l’inizio: dal Monte Bianco alle Alpi Marittime colleziona poi salite classiche ed estreme, spesso in cordata con Daniele Caneparo, anche su cascate di ghiaccio. A conti fatti, sono circa duemila «vie», anche extraeuropee. LA SARDEGNA. Ma è soprattutto alla Sardegna, terra apparentemente poco «alpinistica» e conosciuta durante il servizio militare, che legherà il suo nome: se oggi i «climber» di tutto il mondo vanno ad arrampicare sulle pareti dell’isola, spesso a picco sul mare, buona parte del merito va ai suoi libri e alle sue fotografie, con cui ha contribuito a far conoscere nel mondo l'arrampicata sportiva in Sardegna. Nel 1986 si trasferisce definitivamente da Torino a Cagliari. Nella sua intensa attività di pubblicazione di guide le più note sono probabilmente «Sardegna Pietra di Luna», del 1988, cinque edizioni negli anni, tradotte anche in inglese, francese e tedesco e «Sardegna Non solo Mare», del 1991. Mentre sull’isola apre vie sempre più impegnative, Oviglia non dimentica l’alpinismo classico: nel 2000 apre in cordata con Erik Svab «Nero su Bianco» sull’Aiguille Noire de Peuterey, 940 metri sino al grado IX, in stile tradizionale. Insieme con Rolando Larcher apre in tutto il mondo itinerari molto difficili, con incursioni alpinistiche anche in Patagonia e sull’Himalaya. «La linea invisibile», a dispetto della descrizione di 64 vie si scalata tra Europa, Asia, Africa e Americhe, è soprattutto una guida alle sensazioni e alle emozioni, una serie concatenata di riflessioni sull’evoluzione tecnica ed etica dell’arrampicata, sulla fatica e la gratificazione dell’impresa riuscita. UN ATTO DI EGOISMO. Un racconto intimo che ha per protagonisti le parete ma soprattutto il rapporto con le persone che ne seguiranno successivamente la via. «L'alpinismo», scrive Maurizio Oviglia, «è spesso un violento atto di egoismo verso la società, una fuga, un gesto di narcisismo. Ma per me “Aprire“ una via agli altri può, al contrario, essere un gesto di altruismo, una possibilità, una porta aperta che ci permette di stabilire un legame emozionale con il nostro prossimo». «Ho vissuto dunque appieno la contraddizione di ogni alpinista», confessa, «smanioso di vivere la propria giornata da leone in solitudine ma poi desideroso di poterla raccontare agli altri e di essere quindi compreso, lodato e condiviso». Una «linea invisibile», che si può cogliere spesso solo scegliendo la «verticale». •

Paolo Mozzo

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