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L’Adige nel Garda, pesci a rischio

L’Adige in piena finisce nel lago a Torbole (AMATO)
L’Adige in piena finisce nel lago a Torbole (AMATO)
L’Adige in piena finisce nel lago a Torbole (AMATO)
L’Adige in piena finisce nel lago a Torbole (AMATO)

La scelta di aprire la galleria Adige Garda, in funzione tra la notte e il pomeriggio di martedì, è stata obbligata per evitare esondazioni del fiume, ma a pericolo scampato si guarda ai possibili effetti che questa «trasfusione» comporterà per l’ecosistema lacustre. Alberto Rania, pescatore professionista di Riva del Garda e consigliere dell’Unione pescatori sportivi del Garda, non ha dubbi: «L’impatto è devastante, soprattutto nell’alto lago. In passato quando è stata aperta la galleria ci sono state morie di pesci perché l’acqua dell’Adige ha temperatura e acidità completamente diverse». «Non si poteva fare a meno di aprirla», conviene Rania, «ma una massa così grande d’acqua e fango in così poco tempo provoca shock termico ai pesci. Pian piano si depositerà sul fondo, col rischio però di soffocare i microrganismi e il plancton. Ne risentiranno soprattutto i pesci più piccoli, altri si sposteranno. Al momento non posso lavorare perché il lago è reso impraticabile da rami e detriti che mi rovinerebbero le reti, quando riprenderò, vedrò se il pescato sarà come prima o se ci saranno differenze sostanziali». Per ora la chiazza marrone provocata dall’arrivo dell’Adige a Torbole è circoscritta nell’alto lago e questo perché, ricorda Rania, «la corrente principale va da sud a nord». La galleria Adige - Garda (nota anche come scolmatore Mori - Torbole) è rimasta aperta una quindicina d’ore in tutto, tempo durante il quale ha scaricato nel lago circa 15 milioni di metri cubi d’acqua mista a fango e detriti. «Non so se gli effetti saranno così devastanti», osserva Giacomo Rizzotti del Dirlindana Club Malcesine, «sicuramente qualche specie alloctona è entrata e di certo la temperatura dell’acqua dell’Adige, di cinque o sei gradi più bassa, non fa bene ai pesci, ma ovviamente l’interesse collettivo viene prima». Gli effetti dello scarico d’emergenza si potranno conoscere dall’esperienza dei pescatori, dunque, ma anche con analisi mirate: questa è l’intenzione annunciata dal segretario generale della Comunità del Garda Pierlucio Ceresa, che il giorno dopo l’attivazione della procedura d’emergenza conferma come al momento non siano state segnalate situazioni di particolare difficoltà o pericolo. «Già martedì ho avvisato il comandante della Guardia costiera affinché diramasse un avviso di cauta navigazione per la possibilità di incontrare tronchi e ostacoli galleggianti, anche se in questo periodo la navigazione da diporto è quasi nulla», fa sapere Ceresa. Che sulle ripercussioni sull’ecosistema lacustre dice: «Sono entrate acque organoletticamente diverse per temperatura e qualità chimica, anche considerando che sul corso dell’Adige ci sono industrie che sul Sarca non ci sono, ma per essere certi che non sia stata pregiudicata la salubrità delle acque bisognerà fare delle analisi approfondite, diverse da quelle per la balneazione». «Per questo», annuncia, «abbiamo intenzione di rivolgerci al professor Nico Salmaso della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, con cui abbiamo già collaborato in passato per il progetto europeo Eulakes». L’ATTENZIONE è rivolta anche ai livelli del lago di Garda, cresciuti di 32 centimetri in soli cinque giorni: sabato erano 62 centimetri sullo zero idrometrico di Peschiera, ieri hanno toccato i 94. Un afflusso eccezionale pari a circa 118 milioni di metri cubi d’acqua (un centimetro di quota idrometrica corrisponde a 3,7 milioni di metri cubi), determinato dall’ondata di maltempo che ha ingrossato il Sarca e gli altri immissari secondari ma anche dall’apporto proveniente dall’Adige. Stando alle tabelle di riferimento per regolare i livelli del Garda, il massimo previsto per questo periodo è 90 centimetri. Così ieri l’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo), ente deputato alla gestione dei livelli del Garda, ha raddoppiato lo scarico nel Mincio dalla diga di Salionze, portandolo da 15 a 30 metri cubi al secondo. «Per i prossimi giorni prevediamo un afflusso abbondante nel lago rispetto alla situazione normale, ma non così forte da mettere in crisi la sua capacità di laminazione», fa sapere l’ingegner Luigi Mille, direttore di Aipo. «Anche i laghi di Mantova sono a quota elevata, non c’è pericolo di esondazione ma non possiamo incrementare ulteriormente lo scarico dalla diga. La nostra gestione», conclude, «è improntata sulla sicurezza idraulica, ma se possibile dobbiamo cercare di non sprecare acqua». •

Katia Ferraro

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