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«Irresponsabile chiedere al ministero di stornare i fondi»

Una delle condutture fognarie sui fondali del lago di Garda
Una delle condutture fognarie sui fondali del lago di Garda
Una delle condutture fognarie sui fondali del lago di Garda
Una delle condutture fognarie sui fondali del lago di Garda

A una decina di giorni dallo sversamento di reflui fognari a poche centinaia di metri dalla foce del Sarca, con interessamento dell’acqua del lago di Garda e temporanei divieti di balneazione lungo la costa trentina - a causa di un problema al depuratore di Arco - non accennano a diminuire le prese di posizione sui futuri lavori di raddoppio del collettore. «È di martedì la risposta del ministero dell’Ambiente all’interrogazione presentata in agosto dalla deputata del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo», premette il deputato di Forza Italia Davide Bendinelli, «e dal testo capisco che il ministero ribadisce il proprio impegno economico per l’opera, rassicurando comunque che continuerà a tenere alta l’attenzione e a monitorare la situazione». Ebbene per Bendinelli, che è anche sindaco di Garda e dunque di uno dei comuni direttamente interessati ai lavori, il tentativo di Businarolo di indurre modifiche nelle scelte del ministero è gravissimo. «Ritengo le azioni di Businarolo un atto di grande incoscienza», sottolinea, «la campagna elettorale è finita e non si può muoversi per slogan. Bisogna essere concreti. La sua richiesta di destinare i cento milioni di euro destinati al futuro collettore a favore di ipotesi alternative ha rischiato di compromettere l’arrivo di risorse vitali per il progetto». Il punto su cui il parlamentare scaligero insite è quello della condivisione: «Businarolo per rispondere alla sua base grillina, che vorrebbe la realizzazione di microdepuratori, non tiene conto del fatto che il progetto è condiviso da tutti i Comuni, dagli Ato, da Province e Regioni. Inoltre l’utilizzo di microdepuratori, laddove ci sono già come a Tremosine, sta dando problemi tanto che Brescia sta pensando di eliminarli». Il problema del resto non è tanto quello della depurazione in sé, quanto proprio quello di garantire il collettamento con le nuove tubazioni, a tutela della qualità dell’acqua del Garda. «Intanto ci vedremo con i colleghi sindaci già lunedì», annuncia Bendinelli, «e la mia proposta sarà quella di esprimerci con un documento unitario contro questa improvvida iniziativa della deputata del Movimento 5 Stelle e a sostegno della strada già intrapresa per la realizzazione dell’opera». Va ricordato che ci sono voluti anni per arrivare a un progetto condiviso e all’elaborazione dell’accordo per il reperimento delle risorse necessarie a realizzarlo, calcolate in 220 milioni di euro, cento dei quali stanziati appunto dal ministero, il resto in arrivo in proporzioni diverse dagli enti coinvolti e in parte anche dalle bollette degli utenti. Della necessità di procedere a spron battuto con i progetti (Ags spa ha affidato la progettazione definitiva e Acque Bresciane ha concluso gli approfondimenti tecnici; sono previsti 15 stralci funzionali e sette otto anni di lavoro) si sono detti assolutamente convinti anche i responsabili degli Ato, che ieri hanno riunito il tavolo tecnico dedicato all’argomento. «Ogni decisione sul progetto», ha detto Daniela Gerardini presidente dell’Ufficio d’ambito di Brescia, «non può prescindere dagli obiettivi condivisi. Il nostro impegno è di favorire ogni soluzione tecnico progettuale che ne permetta il rapido raggiungimento». «Sia sulla sponda bresciana che su quella veronese siamo tutti sulla stessa linea», ha sottolineato Claudio Melotti, neopresidente del Consiglio di bacino dell’Ato veronese, «l’opera resterà quella approvata e che ha convinto il ministero dell’Ambiente a stanziare i cento milioni. Alla base ci sono motivazioni tecniche che non possono essere ignorate. Siamo convinti che nel breve periodo, oltre al progetto definitivo complessivo, si potrà dare l’avvio al primo lotto dei lavori, a Lazise, per le note priorità». •

Francesca Mazzola

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