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Indagine su San Briccio dopo il forte

L’Università popolare di Lavagno continua l’indagine culturale e demografica sul territorio del proprio paese. La nuova iniziativa che si propone è quella di indagare su San Briccio e i suoi 100 anni dopo la costruzione del forte in un paese costretto a inventarsi di nuovo il proprio futuro. L’Università presenterà questo suo progetto domani alle 10.30 nella baita degli alpini di Vago. L’ ingresso è libero. Un progetto a cui lavoreranno Renzo Zerbato e i suoi collaboratori continuando la loro indagine intrapresa per conoscere meglio Lavagno e le sue vicende e raccolta nei cinque libri da loro dedicati alle frazioni di Vago, San Pietro e San Briccio. Per far posto all’edificazione di Forte San Briccio (1882-1888), venne abbattuta la vecchia prebenda parrocchiale esistente da tempo sul colle e la comunità rimase senza la propria chiesa e le proprie opere parrocchiali. Una realtà che poneva la popolazione nella necessità di riedificare le proprie strutture religiose affrontando, contemporaneamente, le novità che la presenza del forte, a volte ingombrante, portava con sé nella vita del paese: nuovi «abitanti» (i militari), vantaggi come il telegrafo e l’elettricità giunti presto in paese, ma anche vincoli e servitù legati alla nuova costruzione militare. Tutto questo in un periodo di storia in cui il nostro Paese è stato interessato da due guerre mondiali e dalle loro tragiche vicende. La progettazione e la realizzazione delle nuove opere parrocchiali, in aggiunta alle esigenze che emergevano nella comunità rispetto al passato, per esempio quella di un “asilo” per i bambini, portarono con sé anche delle situazioni conflittuali in mezzo alle quali si trovarono a vivere pure i parroci di San Briccio e non senza polemiche. Questo è il vasto campo che il nuovo progetto dell’Università popolare si propone di indagare.

G.C.

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