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In cassaforte cento milioni per il collettore

Un tratto del collettore sul fondale del Garda
Un tratto del collettore sul fondale del Garda
Un tratto del collettore sul fondale del Garda
Un tratto del collettore sul fondale del Garda

Il finanziamento per il collettore del Garda ora è in cassaforte. Il fondo ministeriale da 100 milioni di euro è stato confermato non solo dal ministero dell'Ambiente ma anche dalla Corte dei Conti. Si tratta dell'ultima e probabilmente definitiva conferma di quanto era stato sottoscritto lo scorso dicembre a Roma, quando era stata stipulata e firmata la convenzione operativa per l'erogazione del contributo per il rifacimento del sistema che gestisce le acque fognarie del lago, tra il ministero dell'Ambiente, della Regione Veneto e Lombardia e degli Ato, Autorità d'ambito territoriale veronese e bresciana. L'opera, come risaputo, è giudicata dal territorio un passo fondamentale e strategico per il futuro del Garda, per la sua tutela ambientale e non solo. I 100 milioni messi a disposizione – 40 milioni per la sponda veronese e i restanti 60 per quella bresciana - saranno fondamentali per sostenere la spesa complessiva, stimata in 220 milioni di euro considerando sia la costa scaligera (per cui serviranno circa 85 milioni) che quella lombarda (su cui verranno indirizzati gli altri 135 milioni). Ai cento garantiti da Roma si aggiunge lo stanziamento di 1,8 milioni della Regione Veneto per la sponda veronese (di cui 300 mila euro per il 2017 e 1,5 milioni per quest'anno), mentre 700 mila euro verranno anticipati e suddivisi dal ministero per la progettazione definitiva del collettore. Sul tema del collettore sono in sospeso però almeno due questioni. Per il lato veronese il 5 settembre il Tar, Tribunale amministrativo regionale, si esprimerà sul ricorso presentato dalla Technital spa, la multinazionale scaligera, già redattrice del progetto preliminare del collettore, arrivata seconda nella gara per l'affidamento della successiva fase di progettazione con contratto d'appalto con Ags, Azienda gardesana servizi, dietro ad un gruppo di imprese capitanato da Hmr Ambiente srl. Secondo Technital ci sono alcune presunte irregolarità e pertanto ha chiesto l'annullamento dell'atto di aggiudicazione e un risarcimento per i danni subiti. Sul lato bresciano, invece, si discute ancora sulla questione della realizzazione di uno o più depuratori. A parte questi nodi da sciogliere, sulla notizia dell'ulteriore blindatura dei 100 milioni è particolarmente soddisfatto Giovanni Peretti, presidente di Ats, Associazione temporanea di scopo, «Garda Ambiente», costituita su iniziativa della Comunità del Garda e composta da 35 Comuni gardesani, con lo scopo anche di ricercare altri fondi per la realizzazione del collettore. «Si tratta di una conferma molto importante giunta grazie anche alla sinergia tra forze politiche trasversali, in primis i deputati veronesi Alessia Rotta e Diego Zardini, l'onorevole Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda», ha sottolineato. «Ma grazie anche al lavoro di Alberto Tomei, già presidente di Ags (prematuramente scomparso nel dicembre scorso, ndr) che con me ha lavorato per il raggiungimento del primo obiettivo, cioè questo importante finanziamento». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente di Ags Angelo Cresco che sul ricorso è tranquillo. «Non ha importanza chi vinca, basta che il Tar si esprima e non si rallenti l'iter», ha affermato. «Perché il nostro obiettivo rimane sempre lo stesso: chiudere il progetto esecutivo entro dicembre per poi partire con i lavori nel 2019». •

Emanuele Zanini

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