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Il sito archeologico
Mansio Servasa
apre le sue porte

Piccoli visitatori incuriositi dai resti romani FOTOSERVIZIO PECORA
Piccoli visitatori incuriositi dai resti romani FOTOSERVIZIO PECORA
Piccoli visitatori incuriositi dai resti romani FOTOSERVIZIO PECORA
Piccoli visitatori incuriositi dai resti romani FOTOSERVIZIO PECORA

Taglio del nastro con la benedizione del parroco don Gianpaolo al sito archeologico Servasa, area prossima alla via romana Claudia Augusta: un ampio complesso insediativo di età romana vicino alla sp 11. Un sito archeologico prezioso nella Valle dell'Adige alle porte del Trentino, illustrato con cura a grandi e piccini, e portato alla luce grazie a un inedito concorso di forze, enti pubblici e privati, che ci hanno lavorato dal 2004.

Accolti dal sindaco Alberto Mazzurana, circondato dai bimbi della scuola primaria di Rivalta, sono giunti il soprintendente Fabrizio Magani per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza con i funzionari dell'Ufficio tra cui Brunella Bruno, l'architetto Maria Grazia Martelletto e l'assistente Claudia Cenci. C'erano i professionisti incaricati dal Comune, tra cui l'archeologa Raffaella Bortolin e l'ingegner Remigio Lucchini, e poi il presidente del Consorzio Bima (Bacino imbrifero montano dell'Adige) Franco Rancan, il vicepresidente dell’Autostrada del Brennero Spa Fausto Sachetto, il presidente della Provincia Antonio Pastorello e alcuni rappresentanti dei Comuni limitrofi e delle forze dell’ordine.

È arrivata anche Anna Paola Zaccaria, professore ordinario in quiescenza di Archeologia classica all’Università Ca' Foscari di Venezia, responsabile del progetto di scavo Valdadige del 2004 di villa-Mansio, della quale resta ancora incerta la precisa funzione.

In ogni caso ora il sito, esteso su oltre 2.200 metri quadri, rimasto coperto durante le varie campagne di scavo, è visibile.

Per illustrarlo è stata stampata una brochure, è stata indicata la sua presenza sulla vicina ciclabile «Adige Sole», e nel sito sono stati montati tre totem per bambini e quattro pannelli per visitatori. I primi approfondiscono tre temi rispondendo alle domande: «Che cosa fa l'archeologo?», «Che cosa sono questi resti?», «Villa o mansio».

La vicinanza alla via romana Claudia Augusta suggerisce che il complesso fosse utilizzato anche come stazione di posta (mansio): alcuni ambienti potrebbero essere stati spazi destinati a servizi di accoglienza per coloro che percorrevano la via.

I pannelli parlano della «Storia degli scavi», della «villa rustica e/o stazione di posta», del «settore meridionale: ambienti residenziali e strutture idrauliche», della «strada glareata» (strada formata da un battuto di ciottoli e ghiaia) e delle «evidenze preromane».

Proprio sul tema «via» si è concentrato Magani rivolto anche ai ragazzi. «Innanzitutto c'è da rallegrarsi che un soggetto privato come Autostrada del Brennero spa abbia colto, con gli enti pubblici, tra cui tutte le amministrazioni, l'opportunità di valorizzare questa fetta di territorio. È interessante che, proprio nel luogo di una strada antica, ne scorra una nuova, che va veloce, facendoci riflettere sul tempo, sulla necessità della pazienza e della tranquillità per apprendere la storia in un luogo che è stato casa, vissuta anche da viaggiatori».

Bruno ha aggiunto: «Il lavoro è frutto di una bella collaborazione che ha visto impegnate molte persone e le varie amministrazioni. Nel corso di più campagne di scavo condotte dall’allora Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto e dall'Università Ca' Foscari si sono portati alla luce i resti di questa villa di età imperiale, complesso con vari ambienti che si aprono attorno ad un cortile porticato. La posizione lungo l'Adige e in prossimità della Claudia Augusta ne hanno suggerito la funzione di “mansio”. Grazie al contributo di Autostrada del Brennero i terreni su cui insiste sono stati acquisiti dal Comune. I finanziamenti della Regione Veneto, il contributo del Consorzio Bima e i fondi comunali hanno permesso di realizzare un progetto di restauro e allestimento che, come vediamo, consiste in un percorso con pannelli e in una copertura per proteggere le principali strutture archeologiche. Ci tenevamo molto anche i precedenti soprintendenti, come Simonetta Bonomi, ora dirigente della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia che sta gestendo la difficile situazione del sito archeologico di Faragola ad Ascoli Satriano, gravemente compromesso da un incendio. Ci ha scritto “Sarà una piccola soddisfazione ma un sito rinasce. Qui, ora, dobbiamo pensare alle attività di custodia e sorveglianza, di gestione ordinaria e straordinaria».

Il sindaco ha ringraziato i presenti, il personale comunale, gli insegnanti e ha auspicato che tanti possano apprezzare un sito che impreziosisce Brentino Belluno.

Barbara Bertasi

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