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I batteri alieni mangiano il collettore

I subacquei genovesi in immersione nel lago
I subacquei genovesi in immersione nel lago
I subacquei genovesi in immersione nel lago
I subacquei genovesi in immersione nel lago

C’è una forma aliena di batteri che sta corrodendo la condotta fognaria sublacuale che fa arrivare gli scarichi da Toscolano a Torri del Benaco. È questo l’esito della prima parte delle operazioni di manutenzione sui collettori eseguiti dalla ditta Drafinsub di Genova per conto di Acque Bresciane, lungo la tratta occidentale di 1,5 km lineari, quella che dalla costa bresciana giunge al largo fino alla profondità batimetrica di 186 metri. «Oltre questa quota», spiega il project manager Marco Vacchieri, «le bioconcrezioni generate da particolari batteri portati sul Garda da agenti esterni come ad esempio una barca che arriva da qualche Paese straniero per regatare, non sono state riscontrate. Più in basso con la temperatura dell’acqua fredda e senza luce, non esistono». Sono trenta i punti delle condotte in acciaio che presentano «corrosioni importanti: in questi punti», continua, «dopo la rimozione delle bioconcrezioni e la pulizia, i sommozzatori hanno protetto le sezioni ammalorate con resina epossidica e poi posizionato le clampe». Tradotto in soldoni: un «cerotto» metallico sulla condotta. Altri cinquanta punti lesionati fortunatamente in modo meno importante, sono stati invece riparati intervenendo solo con la resina. Contestualmente i campioni di bioconcrezioni sono già stati consegnati al laboratorio dell’Università degli Studi di Brescia, coordinato dalla professoressa Pedrazzani, alla quale Acque Bresciane ha affidato il compito di individuare ed accertare la tipologia e la natura dei ceppi batterici. «In tutti gli altri punti», è l’analisi di Vacchieri, «la condotta si presenta invece in ottimo stato e lo spessore nominale del progetto rimane a 13,5 millimetri». Ora sono iniziate le operazioni di manutenzione nel tratto di circa 1,1 km di condotte della sponda veronese dai 40 ai 180 metri di profondità, con il cambio delle squadre dei sommozzatori che durante i lavori devono necessariamente vivere oltre una settimana nelle camere iperbariche allestite sopra il mega pontone ipertecnlogico galleggiante. Si calano sul fondo del lago utilizzando una campana pressurizzata due alla volta con turni di 8 ore, notte e giorno, per riparare i tratti lesionati individuati nei mesi scorsi attraverso le ispezioni con il rov sottomarino. «Respirano continuamente elio senza alcun ricambio d’aria e senza mai uscire all’esterno», spiega il Ceo Gianluca Passeri. Si continuerà così fino al 20 marzo poi inizierà la smobilitazione del cantiere. Il costo complessivo delle operazioni inizialmente ammontava a 1 milione di euro ma a seguito delle ispezioni effettuate nel maggio dello scorso anno e la scoperta degli “aggregati”, si è reso necessaria l’implementazione d’investimento a 1.800.000 euro. «Torneremo in ogni caso l’anno prossimo», assicura Passeri, «per verificare nuovamente con il rov, tutto lo stato della condotta». •

Luciano Scarpetta

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