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Frana, parete stabilizzata entro primavera

La rete di contenimento accasciata sotto il peso di un masso cadutoUno dei grandi massi caduti sulla provinciale 11 il 29 dicembre 2017
La rete di contenimento accasciata sotto il peso di un masso cadutoUno dei grandi massi caduti sulla provinciale 11 il 29 dicembre 2017
La rete di contenimento accasciata sotto il peso di un masso cadutoUno dei grandi massi caduti sulla provinciale 11 il 29 dicembre 2017
La rete di contenimento accasciata sotto il peso di un masso cadutoUno dei grandi massi caduti sulla provinciale 11 il 29 dicembre 2017

Barbara Bertasi È tenuto sotto stretta osservazione dal Servizio viabilità dissesti della Provincia il versante della parete rocciosa che sovrasta la strada provinciale 11, soggetto ad instabilità: da quella parete, infatti, il 29 dicembre caddero cinque grossi massi. Tre si erano fermati sulla ciclabile «Adige Sole», che affianca l’arteria, causando buche profonde tra i 20 e i 30 centimetri, uno aveva attraversata la provinciale finendo in un campo di kiwi, sradicando piante, l’ultimi aveva spaccato la staccionata di legno fermandosi sul ciglio sinistro della strada. Da allora la pista è chiusa. Intanto si sta controllando se altre rocce possano cadere. È stato scavato un vallo capace di intercettare eventuali nuovi macigni e si sta progettando come ripristinare i due tratti di barriere paramassi, sfondate dall’energia dei crolli. Non si escludono barriere di contenimento di cemento. Spiega l’ingegner Carlo Poli, dirigente del Servizio: «Il 29 dicembre siamo intervenuti subito e già in serata abbiamo chiuso la ciclabile per un tratto di circa 500 metri, al chilometro 18 della provinciale, in destra idraulica». La chiusura è tuttora indicata dalla segnaletica. «Sempre in quei giorni, sono stati fatti due sopralluoghi per vedere se, sulla parete, vi siano altri massi instabili oltre a quelli scivolati da 100-150 metri d’altezza. In contemporanea è stato creato un argine di protezione ai piedi del versante, un vallo che si sviluppa a tratti, per un totale di un centinaio di metri e profondo 1-2 metri, con lo scopo di intercettare possibili macigni in caduta». L’ingegnere precisa che questa è però una «misura temporanea, emergenziale», in attesa che vengano ripristinate le reti paramassi rotte. «Le reti, quando i massi sono caduti, si sono deformate in alcuni punti, un paio di pannelli contigui sono stati completamente distrutti e un palo di sostegno è stato piegato». Nel frattempo, una ditta specializzata in interventi in quota, i cui operatori lavorano assicurati dalle corde, sta verificando la situazione dei massi ancora presenti per adottare misure al fine di stabilizzarli. «Alcuni interventi potranno essere eseguiti nell’immediato mentre altri, come quelli che implicano la rimozione di materiale molto pesante, andranno opportunamente pianificati predisponendo uno specifico progetto. Una volta fatto ciò, si potrà procedere con la sostituzione delle porzioni di barriere distrutte». Poi aggiunge: «Qualora non tutte le rocce fossero messe adeguatamente in sicurezza, si dovrà porre in opera una ulteriore barriera di contenimento composta da pannelli di cemento prefabbricati, lunghi circa un metro, con scanso alla base, il cui scopo, simile a quello del vallo, è proteggere la strada nei punti più critici fermando altri potenziali crolli. Sarebbe l'extrema ratio', il piano estremo, perché vanno costruiti, trasportati sul posto ed hanno un costo notevole, per cui devono essere veramente necessari». Poi Poli commenta: «Al momento dell’evento siamo intervenuti subito, vista l’importanza di tutelare la sicurezza degli utenti della strada. Inevitabile, in questo senso, è stata la chiusura del tratto di ciclabile considerato a rischio. Nell’arco di tre mesi si presume di poter intervenire per ripristinare le reti ed aprire il percorso in primavera quando in moltissimi lo frequentano. La zona», conclude, «è in ogni caso costantemente monitorata poiché si tratta di un’area in cui la provinciale 11 corre molto prossima al versante della montagna soggetto ad instabilità: anche in passato è stato oggetto di interventi di messa in sicurezza, come dimostra la presenza delle reti istallate nei primi anni ’90 che, in questo caso, sono state fondamentali per contenere i crolli. Non siamo infatti in presenza di smottamenti: questo episodio è legato alla presenza di un accumulo formatosi in frane e distacchi storici, blocchi singoli di diverse dimensioni che, probabilmente, si sono mossi a seguito di piogge e precipitazioni». •

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