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Cresco: «Galleria Adige-Garda noi esclusi da ogni decisione»

L’acqua dell’Adige entra nel lago dopo l’apertura dello scolmatore
L’acqua dell’Adige entra nel lago dopo l’apertura dello scolmatore
L’acqua dell’Adige entra nel lago dopo l’apertura dello scolmatore
L’acqua dell’Adige entra nel lago dopo l’apertura dello scolmatore

«Perché i trentini non depurano bene le acque dell'Adige e del Sarca prima di immetterle nel Garda? Perché dobbiamo assistere passivamente all’apertura e alla chiusura di uno scolmatore come quello dell'Adige nel Garda leggendo i giornali per sapere chi ha fatto cosa e per quanto tempo?». A «chiederlo con forza», come lui stesso puntualizza, è il presidente dell'Azienda gardesana servizi, Angelo Cresco. Il numero uno della società pubblica che gestisce, per conto di una ventina di Comuni, il ciclo integrato delle acque e, soprattutto, il depuratore di Peschiera e porta avanti le iniziative per arrivare al nuovo collettore, ha atteso qualche giorno prima di parlare. «Il tempo necessario per allontanarsi e uscire dall'emergenza», ma ora vuol gettare un sasso nello stagno per arrivare a chiarire alcune cose. «La sera di lunedì 29 ottobre verso le 22.30 è stata aperta la galleria Adige- Garda, che è stata richiusa poi martedì 30 ottobre alle 16», attacca Cresco. «Ma perché noi che abbiamo responsabilità e interessi sul Garda dobbiamo apprendere dell’apertura e della chiusura dello scolmatore dai giornali e non abbiamo alcuna voce in capitolo? Perché decidono i trentini, senza consultare né Ags né i sindaci? Chi decide se la galleria deve stare aperta 17 ore piuttosto che 12, ad esempio?». I punti su cui il presidente di Ags polemizza sono tre. «Il primo è relativo a chi decide», sottolinea. «Premesso che non si mette in discussione la bontà della decisione in sé, finalizzata a evitare esondazioni a Verona o a Pescantina», specifica Cresco, «quello che si contesta è il modo con cui vengono prese le decisioni. Non è più accettabile che noi, che rappresentiamo il 90 per cento degli interessi turistici e di salute del Garda, restiamo spettatori delle pensate degli altri». Secondo punto. «Anche sull'annoso problema dei livelli siamo spettatori. Perché li regola una circolare, neanche una legge, degli anni '60 fatta dall'allora Ministero dei lavori pubblici e nulla, finora, è riuscito a modificare questa impostazione? Nel 2013 con Alberto Tomei avevamo trovato un'intesa tra le tre sponde, sindaci, Ags, Aipo, Comunità del Garda e portatori di interesse. Allora perché quanto deciso all'epoca non viene ad oggi tassativamente rispettato e applicato?». Cresco punta il dito, neanche velatamente, «verso l'Aipo e verso chi fa pressioni per regolare i livelli secondo i propri interessi». Terzo ed ultimo punto che però, più che «un sasso nello stagno» sembra un vero missile. E Cresco lo lancia verso nord. Spiega: «Perché i trentini non depurano meglio le acque dell'Adige così che, se immesse nel Garda, non portino tutti quei problemi o inquinanti di cui oggi siamo alla ricerca? E la stessa cosa vale per il Sarca, visto che è stato additato come il fiume che porta più legni, tronchi e oggetti di ogni genere nel lago. Vengono depurate quelle acque? Non sto mettendo in dubbio l’autonomia della Provincia», chiarisce ancora, «ma non capisco perché il Trentino si senta estraneo ai problemi del Garda. Perché cioè faccia tutto da sé senza confrontarsi e non sieda mai a un tavolo di confronto con Veneto e Lombardia». Conclusione: «È perfettamente inutile che noi, in Veneto o in Lombardia, ci danniamo per cercare di fare un nuovo collettore, cerchiamo strategie per evitare gli scarichi abusivi dei torrenti nel lago o facciamo operazioni con Goletta Verde e studi universitari per capire se ci sono inquinanti, se poi non sappiamo cosa fa il Trentino nelle “sue” acque. Che però sono anche le nostre, visto che il bacino del Garda è unico e di importanza nazionale, secondo il ministero. Il mio obiettivo», chiude, «non è fare polemica ma costringere tutti, anche i trentini, a sedersi al tavolo di confronto e a ragionare su cosa fare. L'inquinamento non rispetta la territorialità delle acque e il tutto, alla fine arriva a tutti e confluisce a Peschiera, nel depuratore». •

Gerardo Musuraca

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