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Acqua dell’Adige nel lago: scatta la protesta

L’acqua uscita dallo scolmatore nei giorni scorsi
L’acqua uscita dallo scolmatore nei giorni scorsi
L’acqua uscita dallo scolmatore nei giorni scorsi
L’acqua uscita dallo scolmatore nei giorni scorsi

La galleria Adige-Garda è stata aperta la settimana scorsa per alcune «manovre di manutenzione» e, sul lago, si riapre anche la polemica. Sono bastati alcuni giorni di apertura, da martedì a venerdì scorsi per ordinarie manovre di manutenzione effettuate da parte del Servizio bacini montani e dalla Provincia di Trento, per ridestare le polemiche relative a quanto immesso nel più grande lago italiano. Secondo quanto è stato comunicato, nei giorni scorsi sarebbero state effettuate «prove di scarico, taratura e tenuta» della galleria con una portata massima di 50 metri cubi al secondo, molti meno degli oltre 300 al secondo fatti passare nel Garda a fine ottobre 2018 in occasione della piena straordinaria dell'Adige che, alternativamente, avrebbe di sicuro allagato Pescantina e parte del territorio di Verona. Ma mentre quella di fine ottobre 2018 era un’emergenza ed è stata comunque «mal tollerata», quella della settimana scorsa non lo era affatto. E ha fatto risalire la preoccupazione e i mugugni della Comunità del Garda. «Sappiamo solo che si è trattato di manutenzione ordinaria obbligatoria di competenza della Provincia autonoma di Trento», ha spiegato il segretario generale della Comunità del Garda, Pierlucio Ceresa, «ma andremo in fondo anche a questa situazione per la quale abbiamo già contattato e anche coinvolto l'ingegner Luigi Mille, dell'Aipo, (Agenzia interregionale per il fiume Po, ndr)». «Nessuno ci ha comunicato nulla né, tanto meno, ci ha chiesto niente», ha continuato. «Siamo perciò costretti a ribadire la richiesta di essere interpellati in qualità di ente che rappresenta i comuni rivieraschi e gli interessi dell'intero bacino del Benaco quando ci sia qualunque manovra da effettuare nella galleria Mori-Torbole». «Ad esempio, a noi sono parsi eccessivi quattro giorni di apertura della condotta», ha sottolineato, «per realizzare queste prove, anche se l'apertura è stata limitata ad alcune ore al giorno, a quanto ci risulta». In rete, sia su facebook che su altri social network, non mancano video girati tra martedì 12 e le giornate successive in cui si vede un fortissimo getto d'acqua scaricarsi nel Garda in maniera continuativa. Acqua molto meno limacciosa rispetto a quella zeppa di fanghiglia scaricata a fine ottobre, ma comunque sia con un impatto, quanto meno cromatico, nella sede di scarico, cioè nello specchio d'acqua di Torbole e nell'area limitrofa. «E verosimile che l'impatto di questo scarico sia limitato», ha concluso Ceresa, «ma a noi non sta bene che venga aperto questo scolmatore senza essere informati su chi fa cosa, per quale motivo, per quanto tempo e con quale impatto: ci interessa la tutela qualitativa delle acque del Garda». La polemica, come detto, non è però nuova. Sul punto infatti, si era espresso in maniera molto chiara anche il presidente dell’Azienda gardesana servizi, Angelo Cresco, che gestisce il depuratore di Peschiera, pochi giorni dopo il fatidico 30 ottobre 2018. «Perché dobbiamo assistere passivamente all’apertura e chiusura di uno scolmatore come quello dell'Adige nel Garda leggendo i giornali per sapere chi ha fatto cosa e per quanto tempo?», aveva tuonato il numero uno di Ags. E poi aveva aggiunto: «La sera di lunedì 29 ottobre verso le 22.30 è stata aperta la galleria Adige-Garda, che è stata richiusa poi martedì 30 ottobre alle 16. Ma perché», aveva proseguito, «noi che abbiamo responsabilità e interessi sul Garda dobbiamo apprendere dell’apertura e chiusura dello scolmatore dai giornali e non abbiamo alcuna voce in capitolo? Perché decidono i trentini, senza consultare né Ags né i sindaci? Chi decide se la galleria deve stare aperta 17 ore piuttosto che 12, ad esempio?». Da allora ad oggi, nessuna risposta e nessun cambiamento delle posizioni. Tutto come nulla fosse accaduto. •

Gerardo Musuraca

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