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Torna a respirare il polmone verde con cava Moneta

Passeggiata nel parco che fino a poco tempo fa era un’area degradata
Passeggiata nel parco che fino a poco tempo fa era un’area degradata
Passeggiata nel parco che fino a poco tempo fa era un’area degradata
Passeggiata nel parco che fino a poco tempo fa era un’area degradata

Una zona degradata ed abbandonata, preda dei cacciatori di frodo, si è trasformata in un paradiso naturale, dove rilassarsi, socializzare, correre e passeggiare all’aria aperta e soprattutto pescare pesce sano, in acque senza Pfas o altre sostanze ben poco salubri. Un’oasi lontana dagli scarichi delle auto e dei tir, ma che è collegata alle principali vie di comunicazione, quali le strade regionali 11 e 38 (Nuova Porcilana) e l’autostrada A 4. Non è un sogno, ma una realtà che è stata aperta al pubblico il 25 aprile scorso. «Siamo ancora in fase di rodaggio, sia per l’attività di pesca sportiva, che per accompagnare le comitive e le scolaresche, ma l’oasi di Cava Moneta, d’ora in poi sarà aperta tutti i giorni», spiega Stefano Manfrè, presidente dell’Associazione sportiva Spinning club che così ha annunciato l’apertura dell’oasi comunale dove un tempo c’erano le cave di argilla scavate dalle fornaci. Ai volontari del gruppo di Verona infatti, l’amministrazione comunale, proprietaria dei 19 ettari di parco naturale, ha affidato l’apertura, la gestione e la manutenzione dell’oasi, per la qual cosa l’associazione ha già ricevuto anche un contributo di 12.500 euro dalla Regione. «Non saremo da soli in questo compito impegnativo, perchè ci darà una mano anche l’associazione VeronAutoctona, che ha sede qui a Belfiore», ha annunciato sempre Manfrè. «Oggi vediamo una comunità che lavora assieme e questo è merito vostro, non dell’amministrazione», ha fatto notare il sindaco Alessio Albertini, «qui infatti, sono fianco a fianco lo Spinning Club Verona, il comitato di gestione della scuola materna San Giovanni Bosco, VeronAutoctona che siamo lieti di aver portato nel nostro paese e la protezione civile». «Questo parco comunale è nato per volere dei miei predecessori, Gianfranco Carbognin e Davide Pagangriso», ha ricordato il sindaco, «la sfida difficile della gestione dell’oasi, che presentava molte difficoltà, è stata superata grazie all’impegno dei miei assessori, Denise Zoppi e del vicesindaco Stefano Alberti». LO SPINNING CLUB Verona è affiliato alla Federazione Italiana pesca sportiva ed attività subaquea (Fipsas) e al taglio del nastro non poteva mancare il presidente della sezione provinciale Fipsas di Verona, Tiziano Begal. «Oggi si avvera un sogno», ha esordito Begal, «si tratta di una struttura alla quale abbiamo donato le dieci piattaforme per pescare, che possono essere utilizzate anche da diversamente abili. Si tratta di un paradiso naturale che ha potenzialità ulteriori». Anche la regione ha farro sentire la sua voce: «Ringrazio il Comune e la Regione che hanno messo a servizio dei cittadini», ha sottolineato l’assessore regionale ai lavori pubblici Elisa De Berti, «un’opera così importante, impiegando molto bene le risorse che sono sempre più difficili da trovare e lo sa bene chi amministra. Ora i cittadini devono prendersi l’onere di avere cura di questo luogo, dove i bambini possono giocare e correre all’aria aperta, senza pericoli». Sono intervenuti alla cerimonia di apertura dell’oasi comunale, anche i sindaci di San Bonifacio, Gianpaolo Provoli, di Arcole, Alessandro Ceretta, di Isola Rizza, Silvano Boninsegna, il vicesindaco di Soave, Angelo Dalli Cani, il consigliere provinciale Matteo Pressi e la consigliere regionale Orietta Salemi. All’interno di questo polmone verde è stato realizzato un sentiero naturalistico, che si snoda tra i laghetti artificiali. È stata costruita una struttura in legno, che funge da centro servizi: reception, ufficio, servizi igienici, aula didattica e spazio logistico. Sulla copertura della costruzione in legno, è in funzione un impianto fotovoltaico che rende autonomo energeticamente il centro servizi ed è stato scavato un pozzo per attingere l’acqua potabile. «In queste cave abbandonate, si è ricostituito l’habitat di una zona umida, con essenze autoctone e una fauna tipica», ha affermato Antonio Comunian, dottore in scienze forestali e direttore dei lavori dell’ex Cava Moneta. •

Zeno Martini

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