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Sette profughi rischiano l’espulsione

Un momento della protesta per l’arrivo dei migranti da Bovolone: nella notte sono stati riportati via
Un momento della protesta per l’arrivo dei migranti da Bovolone: nella notte sono stati riportati via
Un momento della protesta per l’arrivo dei migranti da Bovolone: nella notte sono stati riportati via
Un momento della protesta per l’arrivo dei migranti da Bovolone: nella notte sono stati riportati via

Rischiano l’espulsione i sette richiedenti asilo che venerdì hanno rifiutato di entrare nella casa che la cooperativa San Francesco aveva assegnato loro, a Valle di Castagnè, piccola località di 30 anime a Mezzane di Sotto. Dopo una giornata di trattative e lamentele, in serata sono stati caricati su due auto e portati via. Ora la Prefettura prenderà nei loro confronti dei provvedimenti, e non è escluso che dovranno abbandonare il paese. «Mi dispiace», spiega Enrico Giona, presidente della coop, «ma questa è la linea. Non possiamo retrocedere altrimenti si crea un precedente: questi migranti non sono qui in vacanza, sono sotto la protezione dello Stato. Purtroppo, del malcontento lo riscontriamo sempre da parte dei residenti e da parte dei profughi, perché una struttura è troppo in centro o è fuori, perché è vicina a una chiesa o a una scuola. Ma questi ragazzi non hanno dimostrato alcuna disponibilità al dialogo». E pensare che erano stati scelti tra i 30 ospitati a Bovolone, in un’altra struttura gestita dalla San Francesco, perché erano i più autonomi: sapevano pulire la camera e gli ambienti comuni, si facevano il letto, si rapportavano bene con gli altri. Erano insomma i più adatti a vivere in una dimensione famigliare, all’interno di una casa con camere, sala e cucina. Sette, tutti tra i 25 e i 30 anni, erano arrivati nella contrada venerdì, sotto il sole di mezzogiorno. Ad accogliergli, un gruppo di residenti, «che ha iniziato a urlare contro di loro frasi razziste, offendendo anche gli operatori», spiega Giona. Una situazione che è andata peggiorando quando i richiedenti asilo hanno visto la casa, tutt’altro che in buone condizioni, circondata da poche altre abitazioni, immersa in una frazione isolata, senza negozi, senza farmacie, senza linee per il telefono, lontana tre chilometri di salite dal centro più vicino. Sono rimasti fuori dalla porta per tutta la giornata, mentre gli operatori scaricavano brandine, materassi, generi alimentari. «Non volevano entrare», spiega Giona, «abbiamo spiegato loro che a giorni sarebbero arrivati wi-fi e decoder, abbiamo portato le biciclette. Sappiamo come funziona: da quattro anni gestiamo l’accoglienza dei richiedenti asilo e abbiamo visto che in tutti gli altri Comuni nei quali siamo presenti, i migranti si integrano perfettamente con la comunità locale, grazie anche a dei lavori socialmente utili che, volontariamente, possono fare». «La casa», precisa il presidente della San Francesco, «è stata approvata dalla Prefettura: ha tre camere, due bagni, un grande soggiorno e una cucina abitabile. Per ora accoglierà sette richiedenti asilo, potrebbe arrivare a 10 in caso di emergenze». Sulla struttura, tuttavia, gli stessi residenti avevano avanzato delle perplessità, «perché è fatiscente, si vede che da oltre vent’anni è disabitata», spiega Rosita Pace che, con il compagno e i due figli, abita a pochi passi. È stata lei a rendere «social» la protesta dei residenti di venerdì pomeriggio, pubblicando nella sua pagina Facebook le dirette video dell’arrivo e delle discussioni con operatori e migranti. Anche il sindaco Domenico Sella ha parlato di «casa non idonea, per di più in un luogo isolato, non adatta quindi a dei ragazzi che qui potrebbero sentirsi come in un carcere». Venerdì, Sella era salito nella contrada per confrontarsi con i residenti e soprattutto con la cooperativa, esprimendo le sue perplessità. «Ho spiegato che questa soluzione mi è sembrata affrettata, non approfondita e in serata ne ho parlato anche con la Prefettura», riferisce. Nelle stesse ore, dopo una giornata di inutili mediazioni e trattative, i ragazzi sono stati caricati su due auto e portati via. La questione resta aperta. La San Francesco ha in mano un documento della Prefettura secondo il quale questa struttura può ospitare richiedenti asilo: presto, quindi, ne arriveranno altri. «Secondo me non ci sono i presupposti oggettivi per accogliere 10 persone che, in quel buco di casa, non riuscirebbero a muoversi: ho avvisato anche i miei vigili per le verifiche del caso», ripete il sindaco. La sua non è però una presa di posizione: «Sono a favore dell’accoglienza, vorrei aiutare le persone in difficoltà e avrei anche aderito alla rete Sprar se avessi trovato una struttura idonea. Ma non sono riuscito a individuarla e a creare quindi un buon progetto di ospitalità. Perché se si fa, bisogna farlo bene». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Lorandi

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